domenica, settembre 24, 2006

Eutanasia, l'appello di Piergiorgio Welby

Chi vuol vedere il drammatico appello di Piergiorgio Welby, clicchi qui. E' drammaticamente lucido. Penso che vada ascoltato.

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sabato, settembre 23, 2006

Eutanasia, commossa lettera di Napolitano


Della vicenda hanno parlato in molti. Piergiorgio Welby, affetto da distrofia muscolare e bloccato a letto, invia un videoappello (per un ampio resoconto cliccare qui) al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere che l'Italia si apri all'ipotesi dell'eutanasia. "Io amo la vita, presidente - dice la voce metallica mentre due spilli castani perforano il video -. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l'amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso e morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita, è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche". Poi, citando il papa Benedetto XVI, grande nemico delle ipotesi di "buona morte" continua: "Occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale". Ebbene, replica ancora la voce metallica, "che cosa c' è di 'naturale' in una sala di rianimazione? Che cosa c' è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c' è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l' aria nei polmoni? Che cosa c' è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l' ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente 'biologica', io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico"

Oggi il presidente Napolitano, che a marcopolo piace sempre più, ha risposto con una lettera molto saggia. La riportiamo di seguito:

Caro Welby,

ho ascoltato e letto con profonda partecipazione emotiva l'appello che lei ha voluto pubblicamente rivolgermi. Ne sono stato toccato e colpito come persona e come Presidente.

Lei ha mostrato piena comprensione della natura e dei limiti del ruolo che il Parlamento mi ha chiamato ad assolvere, secondo il dettato e lo spirito della nostra Costituzione. Penso che tra le mie responsabilità vi sia quella di ascoltare con la più grande attenzione quanti esprimano sentimenti e pongano problemi che non trovano risposta in decisioni del governo, del Parlamento, delle altre autorità cui esse competono. E quindi raccolgo il suo messaggio di tragica sofferenza con sincera comprensione e solidarietà.

Esso può rappresentare un'occasione di non frettolosa riflessione su situazioni e temi, di particolare complessità sul piano etico, che richiedono un confronto sensibile e approfondito, qualunque possa essere in definitiva la conclusione approvata dai più.

Mi auguro che un tale confronto ci sia, nelle sedi più idonee, perché il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione o l'elusione di ogni responsabile chiarimento. Con sentimenti di rinnovata partecipazione,

Giorgio Napolitano

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E Montanelli si rivolta nella tomba...


Ecco un esempio di giornalismo fatto col culo. il Giornale, quotidiano nazionale fondato da Indro Montanelli, che in questo momento si sta rivoltando nella tomba, e oggi per sua disgrazia di prorprietà della famiglia Berlusconi e diretto da Belpietro, ieri sparava in prima pagina "Bologna, stuprata a immigrati a 12 anni".

Beh, finisce che la bambina ammette di aver detto una balla. Si era appartata col fidanzatino e per non essere rimproverata dai genitori aveva raccontato questa fanfaluca, costata una notte in caserma a un marocchino.

Ora, mentre tutti gli altri giornali, oggi, riportano in prima la vicenda, cosa ti fa il Giornale? Se ne scorda. Non so se l'ha imboscata in qualche pagina interna, ma correttezza avrebbe voluto che la notizia avrebbe dovuto avere la stessa ampiezza di quella del giorno prima. O quanto meno, doveva finire in prima pagina. Ma, si sa, la correttezza in certi settori del nostro giornalismo politicante è un optional raramente acquisito.

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giovedì, settembre 21, 2006

Il presunto attentato di Damasco. Molto presunto.


Esiste una professionalità anche nel preparare e realizzare attentati. E i tizi che, pare, volessero colpire il 12 settembre scorso l'Ambasciata Usa nella capitale della Siria, Damascon, non è che fossero troppo professionali. Anzi, lo sono stati così poco da far sospettare alla rivista specializzata d'intelligence francese Intelligence Online che si sia trattato una pure e semplice montatura dei servizi segreti di Bashar Assad.

Tutto è accaduto il 12 settembre, un giorno dopo la commemorazione dei cinque anni dagli attentati negli Usa. Un gruppo attacca l'Ambasciata Usa con armi automatiche e bombe a mano. Nella sparatoria muoiono tre fondamentalisti e uno muore il giorno dopo. Il regime di Damasco s'affretta ad attribuire l'"attentato" ad al Qaida, che torna sempre utile in queste situazioni.

Allora, Intelligence Online afferma che, secondo sue fonti "credibili", l'operazione sarebbe stata organizzata dai due servizi segreti siriani. Uno di questi, il servizio militare guidato dal generale Amin Charabeh, già in passato ha organizzato operazioni del genere.

Scopo della manovra, secondo la rivista, sarebbe stato il tentativo di mandare un segnale a Washington: non siamo uno stato terrorista e possiamo essere utili nell'assistenza contro il fondamentalismo islamico. Il regime di Assad, il cui partito è il Baath "cugino" del Baath di Saddam Hussein, è laico-nazionalista, ma negli ultimi anni, specie con la recrudescenza del conflitto libanese, è spesso associato alle mire regionali dell'Iran.

Damasco è riuscita a conquistare il plauso degli americani con l'operazione, da questo punto di vista è stato un successo. Però, s'è creato un probemino. Mentre Bashar Assad era favorevole alla manovra, appoggiato anche dal secondo lato del triangolo che governo la Siria, il fratello Maher Assad, il terzo uomo forte del paese, il generale Assef Shawkat no, anche perché l'operazione l'ha messo in difficoltà con i servizi Usa, con cui è in contatto. Pare che Bashar e Maher lo stiano mettendo gradualmente da parte.

La cronaca e la storia hanno sempre più lati. Per avere un'idea di quel che succede nel mondo, bisogna guardarli tutti.

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mercoledì, settembre 20, 2006

Fotomontaggio satanico

Oggi Dagospia pubblica alcune vignette e fotomontaggi sul Papa e il mondo islamico. Alcune sono francamente irrispettose e vanno deprecate. Altre però non sono così offensive e non vedo perché dovremmo scandalizzarcene come fanno alcuni. Marcopolo ne pubblica una che l'ha divertito.

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Spioni e intercettazioni - ne vedremo delle belle!


Lo "spione" finisce in manette. La procura di Milano ha chiesto e ottenuto dal Gip che venissero arrestate diverse di persone in varie parti d'Italia. Tra gli arrestati c'è anche Giuliano Tavaroli, ex capo della sicurezza di Telecom Pirelli, e il proprietario dell'agenzia di polizia privata Polis d'Istinto Emanuele Cipriani. Tra gli arrestati vi sarebbe almeno un manager Telecom.

Gli ordini di custodia cautelare sono stati emessi dal Gip di Milano, Paola Belsito, su richiesta dei Pm Nicola Piacente, Fabio Napoleone e Stefano Civardi. Oggetto del provvedimento "l'acquisizione illecita di dati sensibili" forniti da pubblici ufficiali in merito a precedenti penali, conti correnti bancari. Tra gli arrestati l'attuale responsabile della sicurezza di Pirelli, Pier Guido Iezzi.

Nel provvedimento il gip scrive: "Tavaroli all'interno del settore security di Telecom godeva di ampia autonomia nel dettagliare le attività compiute, tanto nel contenuto quanto nelle dimensioni". Inoltre aggiunge: "E' emerso che Giuliano Tavaroli agiva frequentemente con operazioni fuori sistema che non riferiva sostanzialmente a nessuno se non al presidente".

Colpiti dai provvedimenti restrittivi diversi pubblici ufficiali tra cui un carabiniere, membri della Guardia di Finanza e della Polizia e funzionari dell'agenzia delle entrate. Le operazioni sono in corso oltre che a Milano e Firenze anche a Bologna, Prato, Torino, Novara e Como.

In fermento il mondo politico. Alla Camera si profila l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta che il tema delle intercettazioni. Ne sentiremo delle belle.

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martedì, settembre 19, 2006

Military coup tumbles Thailand's Thaksin


Caretaker Thai Prime Minister Thaksin Shinawatra was ousted in a military coup on Tuesday evening, marking what appears to be a dramatic end to a political stalemate that has pitched the embattled politician against an opposition movement backed by conservative elements close to the Thai palace.

Troops loyal to Thai army commander General Sonthi Boonyaratklin, a palace loyalist, led the army-led putsch and surrounded Government House and parliament with tanks and troops. Thaksin, who was traveling in the United States, > attempted to declare “a severe state of emergency” from New York and ordered Sonthi removed from his command.

As of midnight Thailand time, there was no indication that army officers loyal to Thaksin intended to enforce the caretaker prime minister’s orders to remove Sonthi. A source close to Sonthi said that they were locked in late-night negotiations with military officials loyal to Thaksin, including from the Bangkok-based 4th Cavalry Division, to avoid bloodshed.

A military official, wearing a Western style suit and a royal insignia pin, announced on national television that the army had temporarily suspended the “irresponsible” civilian government and would soon return power to the people. The Thai military used similar justification to overthrow the democratically-elected government led by Chatichai Choonhavan in 1991.

All Thai television stations were placed under military control and played continuous footage in honor of King Bhumibol Adulyadej. A subsequent military announcement broadcast on all Thai television stations formally dismissed the government, revoked the 1997 constitution, and declared the provisional authority's loyalty to the monarch. The official statement also ordered all military personnel based in Bangkok to remain in their appointed positions.

Meanwhile, caretaker government spokesman Surapong Suebwonglee said from New York that the coup attempt “cannot succeed”, apparently indicating that Thaksin plans to contest the military’s move.

da Asia Times Online

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Political division deepens in Lebanese government


In a speech at the first public rally since the end of the Israeli offensive against Lebanon, Hizbullah leader Sheikh Hassan Nasrallah has renewed his attack on anti-Syrian members of the Lebanese government and criticised Prime Minister Fouad Siniora's decision to welcome British Prime Minister Tony Blair to the country, calling Blair "an associate in the murdering" and his visit "a national disaster".

Nasrallah's speech is the latest salvo in a burgeoning war of words between pro-and anti-Syrian members of Lebanon's national unity government. Since the fighting stopped in mid-August, anti-Syrian politicians have become increasingly critical of Hizbullah, claiming that its actions (in kidnapping two Israeli soldiers) dragged Lebanon into a costly and unnecessary war. They also accuse Hizbullah of perpetuating Syria's dominance of the country. Hizbullah, which has two seats in the cabinet, has countered by accusing anti-Syrian forces of siding with Israel and the US against Lebanon.

da Jane's Intelligence Review

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lunedì, settembre 18, 2006

Armi alla Cina? Il bue dice all'asino: "Cornuto!"


Romano Prodi oggi ha detto che l'Europa dovrebbe togliere l'embargo alle armi alla Cina, se questo paese farà dei progressi sulla via dei diritti umani. Da destra s'è scatenata una cagnara: tutti difensori dei diritti umani in Cina...ma cosa pensavano e facevano lorsignori? Ecco un bell'articoletto di agosto 2004, tratto da Peacelink. Avremo delle sorprese.

mercoledì, 25 agosto, 2004

"Al governo Berlusconi non basta che la Repubblica popolare cinese sia il terzo acquirente delle armi italiane concedendo autorizzazioni che l'anno scorso hanno superato 127 milioni di euro. Si appresta ora a presentare in Parlamento un Disegno di legge per ratificare un accordo di cooperazione militare con la Cina che prevede tra l'altro 'acquisizioni e produzioni congiunte di equipaggiamenti militari' non meglio specificati. Il tutto in barba all'embargio di armi dell'Unione europea, in vigore dal 1989 e riconfermato a larga maggioranza lo scorso dicembre, e nel generale silenzio - ma a questo punto è meglio definirla complicità - del nostri parlamentari forse troppo occupati nelle solite beghe dei rispettivi schieramenti". Così Giorgio Beretta della Campagna per il controllo dell'export di armi italiane commenta la notizia del prossimo accordo "nel campo della tecnologia e degli equipaggiamenti militari" tra Italia e Cina. "Evidentemente quando notavo che la lunga visita lo scorso maggio del premier cinese Wen Jiabao agli stabilimenti di Alenia Spazio di Roma (una controllata di Finmeccanica, la maggiore industria armiera italiana -ndr), non era dettata dal solo interesse per i sistemi satellitari ad uso civile, non ero poi così lontano dal vero. Che poi il Governo Berlusconi intenda equilibrare la bilancia dei pagamenti con la Cina anche esportando armi è un dato ormai evidente" - aggiunge Beretta. Approfondimenti: - Analisi export di armi italiane 2004 - Dati dell'export di armi italiane 2004 - UE-Cina: armi, diritti umani ed economia di guerra Da quanto si apprende da un dettagliato articolo di Gianandrea Gaiani sull'ultimo numero di "Analisi Difesa" , infatti, Italia e Cina stanno per ratificare un accordo bilaterale stipulato tra i ministeri della Difesa dei due paesi nel 1999 a rinnovo di un primo accordo decennale del 1989 bloccato dai fatti di Tienamen che determinarono l'embargo dell'Unione Europea sulle forniture di materiale militare a Pechino. Il Disegno di legge 4811 ratifica l'accordo riconoscendo "sforzi e successi della Cina in favore della pace e stabilità interna e in tutta l'area orientale". Presentato dai ministeri Difesa, Esteri, Finanze e Attività Produttive, il disegno di legge è stato già approvato in via preliminare della Commissione esteri della Camera e dovrebbe essere approvato dal Parlamento entro settembre. L'accordo "nel campo della tecnologia e degli equipaggiamenti militari", prevede la costituzione di un comitato misto italo-cinese, acquisizioni e produzioni congiunte di equipaggiamenti militari non meglio specificati. "Quanto basta per ipotizzare il rischio di violazione dell'embargo europeo a Pechino soprattutto se si considera che il carattere tecnico militare dell'accordo è sottolineato dal fatto che i due organismi competenti sono rispettivamente la Direzione Nazionale Armamenti e il Comando generale equipaggiamenti dell'esercito popolare, cioè i due enti che trattano lo sviluppo e l’acquisizione di sistemi d’arma e tecnologie" - afferma Gaiani nel suo articolo. L'analista sottolinea inoltre che "l'Italia punta da tempo al mercato cinese, incluso quello militare dove, in controtendenza rispetto al resto del mondo, Pechino ha più che raddoppiato le proprie spese con un budget ufficiale nel 2004 di 25 miliardi di dollari che diventano quasi 70 se si aggiungono i fondi per le acquisizioni di tecnologie militari o "dual use" (doppio uso, militare e civile -ndr) all'estero". Il business militare con la Cina non attira solo l'Italia.Come ripetutamente riportato da nostro sito, Francia e Germania da tempo hanno proposto all'Unione Europea l'abrogazione dell’embargo in vigore dal 1989. Ma il 22 dicembre scorso, il Parlamento europeo ha bocciato a larga maggioranza la proposta franco-tedesca di abolire l'embargo di tecnologie militari a Pechino e con una specifica risoluzione (373 voti a favore, 32 contrari e 29 astensioni) ha riaffermato che la situazione dei diritti umani nella Repubblica popolare "resta insoddisfacente, le violazioni delle libertà fondamentali continuano, così come continuano le torture, i maltrattamenti e le detenzioni arbitrarie"."Secondo il ministro Frattini, la Cina si distinguerebbe per 'sforzi e successi in favore della pace e stabilità interna e in tutta l'area orientale'. Forse al Ministro degli esteri sfugge che gli Usa non sono affatto dello stesso parere tanto che lo stesso di Segretario di Stato americano Colin Powell è intervenuto personalmente presso l'Ue per chiedere di mantenere l'embargo di tecnologie militari verso la Cina e che, preoccupati della sicurezza nella zona, gli Usa hanno in progetto di vendere nuovi sistemi di radar a Taiwan in grado di intercettare le centinaia di missili cinesi puntati sull'isola" - conclude Beretta.

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Il Papa strabico

Ci mancava pure il Papa imprudente, anzi direi di più: strabico. I fatti li sapete: nel discorso tenuto a Regensburg in un Incontro coi rappresentanti della scienza, Papa Ratzinger fa tra le altre cose una serie di considerazioni sulla violenza e la conversione, citando una fonte medievale, che provoca la furia nei paesi islamici.

Probabilmente Sua Santità, nello scrivere quel discorso, ha parlato da teologo, ma s'è scordato di parlare come Papa. Come teologo, quel discorso è di alto livello. Come Papa, s'è dimenticato che ogni sua parola va calibrata con estrema delicatezza. Ma la cosa che inquieta in questo Papa è lo strabismo. Cosa voglio dire? Mi spiego, ma mi voglio spiegare partendo dalle parole (quelle vere, non quelle travisate da qualche fanatico che vuole attizzare il fuoco). Basta andare sul sito internet del Vaticano, per poter leggere l'intero discorso. Estrapoliamo il brano incriminato:

Tutto ciò mi tornò in mente, quando recentemente lessi la
parte edita dal professore Theodore Khoury (Münster) del dialogo che il dotto
imperatore bizantino Manuele II Paleologo, forse durante i quartieri d'inverno
del 1391 presso Ankara, ebbe con un persiano colto su cristianesimo e islam e
sulla verità di ambedue. Fu poi presumibilmente l'imperatore stesso ad annotare,
durante l'assedio di Costantinopoli tra il 1394 e il 1402, questo dialogo; si
spiega così perché i suoi ragionamenti siano riportati in modo molto più
dettagliato che non quelli del suo interlocutore persiano. Il dialogo si estende
su tutto l'ambito delle strutture della fede contenute nella Bibbia e nel Corano
e si sofferma soprattutto sull'immagine di Dio e dell'uomo, ma necessariamente
anche sempre di nuovo sulla relazione tra le – come si diceva – tre "Leggi" o
tre "ordini di vita": Antico Testamento – Nuovo Testamento – Corano. Di
ciò non intendo parlare ora in questa lezione; vorrei toccare solo un argomento
– piuttosto marginale nella struttura dell’intero dialogo – che, nel contesto
del tema "fede e ragione", mi ha affascinato e che mi servirà come punto di
partenza per le mie riflessioni su questo tema.


Nel settimo colloquio (διάλεξις – controversia) edito dal prof. Khoury, l'imperatore tocca il tema della jihād, della guerra
santa. Sicuramente l'imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: "Nessuna
costrizione nelle cose di fede". È una delle sure del periodo iniziale, dicono
gli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma,
naturalmente, l'imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate
successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi
sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il
"Libro" e gli "increduli", egli, in modo sorprendentemente brusco che ci
stupisce, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale
sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: "Mostrami pure ciò che
Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e
disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che
egli predicava". L'imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante,
spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante
la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di
Dio e la natura dell'anima. "Dio non si compiace del sangue - egli dice -, non
agire secondo ragione, „σὺν λόγω”, è contrario alla natura di Dio. La fede è
frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede
ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non
invece della violenza e della minaccia… Per convincere un'anima ragionevole non
è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di
qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…".


L'affermazione decisiva in questa argomentazione
contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è
contrario alla natura di Dio. L'editore, Theodore Khoury, commenta: per
l'imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest'affermazione
è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente.
La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella
della ragionevolezza. In questo contesto Khoury cita un'opera del noto islamista
francese R. Arnaldez, il quale rileva che Ibn Hazm si spinge fino a dichiarare
che Dio non sarebbe legato neanche dalla sua stessa parola e che niente lo
obbligherebbe a rivelare a noi la verità. Se fosse sua volontà, l'uomo dovrebbe
praticare anche l'idolatria.


Ora, perché questo passo, secondo me, è più che imprudente? Semplice: proprio perché è strabico. Il teologo Ratzinger, infatti, svolge un ragionamento efficacissimo. Ma il Papa Ratzinger, capo della Cristianità e sovrano dello Stato della Città del Vaticano, parla in maniera a mio parere scorretta. Aveva bisogno Sua Santità di aprire un fronte di conflitto col mondo islamico utilizzando Maometto come esempio negativo? Parliamoci chiaro: ogni parola di questo discorso è condivisibilissima, ma Ratzinger avrebbe potuto tranquillamente usare qualche esempio di teorizzazione della conversione forzata proveniente dalla sua Chiesa. Ne avrebbe avuti a bizzeffe. E sarebbe stato anche più fedele al messaggio cristiano. Lo stesso Gesù Cristo, non dimentichiamolo, diceva: "Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello".

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venerdì, settembre 15, 2006

E' bello avere un presidente del Sud! -2-


"Credo non sia stato arbitrario da parte mia cogliere una qualche tendenza nell'opinione pubblica e nell'opinione politica a rimuovere l'impegno per i problemi del Mezzogiorno". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso di oggi all'Università di Lecce.

"Questa tendenza - ha continuato - a rimuovere o derubricare quella che storicamente si chiamava la questione meridionale, deriva da uno scoramento per le difficoltà incontrate in un lunghissimo arco di tempo, anche nel corso dell'ultimo decennio, a ottenere risultati davvero concludenti rispetto al divario Nord-Sud".

"La tendenza a rimuovere il problema del Mezzogiorno - ha detto ancora Napolitano - deriva anche da una profonda incomprensione dell'attualità e dell'interesse del Paese a una effettiva valorizzazione dell'insieme delle energie e della risorse del Mezzogiorno".

Il capo dello Stato ha poi di nuovo attaccato l'egoismo settentrionalista per "la futilità della nuova retorica sulla questione settentrionale", e ha nuovamente messo l'accento sulla necessità di "respingere la contrapposizione tra l'impegno per il Mezzogiorno e quello a sostegno della crescita e della competitività delle aree più sviluppate e dinamiche nel nord del Paese".

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giovedì, settembre 14, 2006

UN attacks US nuclear report on Iran


David Fickling
September 14, 2006

The UN's nuclear watchdog has made a stinging attack on the US Congress over an "outrageous and dishonest" report on Iran's nuclear programme.

The International Atomic Energy Agency (IAEA) said that the congressional report published last month contained "erroneous, misleading and unsubstantiated information", and that it took "strong exception" to "incorrect and misleading" claims in the report that the IAEA was covering up some of its doubts about Iran's nuclear intentions.

A letter from the IAEA to Peter Hoekstra, chairman of the intelligence select committee in the house of representatives, was leaked to the Washington Post today.

The Guardian


E' bello avere un Presidente del Sud!


Al Mezzogiorno serve "più lavoro e in particolare più lavoro legale e garantito, contro fenomeni di spaventosa regressione che calpestano di diritti e mettono in pericolo la vita dei lavoratori". Questo l'appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano per rilanciare lo sviluppo del Sud.

Altro che sguaiati schiamazzi leghisti, lo sviluppo del Mezzogiorno è una priorità nazionale. "Le sempre più ardue prove della competizione globale - ha detto il Presidente - richiedono la valorizzazione di tutte le energie e potenziali di cui l'Italia dispone, dal nord al sud, la convergenza di tutti gli sforzi senza cedere a contrapposizioni fuorvianti. Non ha senso rimuovere i problemi di un nuovo sviluppo del Mezzogiorno o cancellare l'espressione 'questione Meridonale' come esempio di vecchia retorica, e coltivare la nuova retorica della 'questione settentrionale".

Il Capo dello Stato ha chiesto di "dare risposte a esigenze reali di intervento pubblico a sostegno della crescita e della competitività" e ha sottolineato "l'importante contributo di indicazioni e proposte per lo sviluppo del Mezzogiorno" contenuto in un recente documento sottoscritto dai "presidenti delle Regioni meridionali, senza distinzione di parte, dal presidente della Confindustria e dai segretari generali delle maggiori confederazioni sindacali".

Napolitano ha poi chiesto di agire contro il lavoro nero e a larghe intese per le riforme costituzionali, nell'ambito però di un "carattere nazionale unitario".

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mercoledì, settembre 13, 2006

Osama è vivo e si sposta liberamente


Avvertite George W. Bush che il suo vecchio amico Osama Bin Laden è stato recentemente visto scorazzare liberamente per le strade pachistane. Non è uno scherzo, ma informazioni pubblicate in esclusiva da Asia Times Online, secondo le quali il capo di Al Qaidda si sarebbe recentemente trasferito dal Waziristan meridionale, nell'area tribale del paese guidato da Pervez Musharraf, all'Afghanistan orientale (province di Kunar e Nuristan, oppure a Bajour, una piccola agenzia tribale pachistana lungo la frontiera di Nordovest).

Lo sceicco avrebbe viaggiato in un grosso camio, non in convoglio, scortato da pochissime guardie. Secondo quanto scrive Atol, riportando informazioni provenienti da ambienti vicini ad al Qaida, Osama starebbe in buone condizioni di salute, essendosi ripreso da gravi problemi ai reni.

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martedì, settembre 12, 2006

Turchia, bomba a Diyarbakir: strage di bambini


Un'esplosione nella città della Turchia meridionale di Diyarbakir ha provocato questa sera almeno dieci morti e quattordici feriti. La maggior parte delle vittime, sette, sono bambini. La polizia ha appurato che si è trattato di una bomba azionata con un telefono cellulare.

La deflagrazione è avvenuta nelle vicinanze di una scuola elementare, secondo quanto riferisce un'agenzia di stampa locale. Secondo testimoni, per l'esplosione sono stati sparsi su un'ampia area pezzi di corpi e sangue.

Diyarbakir è una città turca ad ampissima maggioranza curda e i gruppi di militanti indipendentisti hanno alzato il livello dello scontro e nella giornata c'erano già stati altri allarmi bomba nella città.

Nel conflitto tra Ankara e i militanti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) dal 1984 hanno perso la vita più di 37mila persone.

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lunedì, settembre 11, 2006

Mercenari a caccia di Osama (...e tornarono a mani vuote)



A volte viene da dire: ma vuoi vedere che davvero non lo vogliono acchiappare? Stiamo parlando ovviamente di Osama Bin Laden, il nemico pubblico numero 1, il capo di al Qaida. Già il sospetto era forte, considerando i pochi uomini che sono stati dislocati nelle montagne dell'Afghanistan (e di Tora Bora) a dargli la caccia. Ora scopriamo anche che la Cia è tanto poco interessata ad acciuffare lo sceicco, da non voler neanche mettere a rischio i propri operativi e preferisce mandare mercenari (oh, pardon, ora si chiamano "private contractor"). La rivelazione viene da un libro che sarà pubblicato tra poco: License to Kill del giornalista Usa Robert Young Pelton, di cui Intelligence Online ha dato un anticipo.

L'operazione sarebbe stata voluta dal vecchio capo del Centro antiterrorismo della Cia Joseph Cofer Black: 64 mercenari, ex componenti dei corpi speciali a stelle strisce, sono stati inviati in Afghanistan per intercettare e, magari, fare la pelle a Osama. A guidare il team il freschissimo Billy Waugh. 71 anni.

Inviati in tre province afgane (Gardez, Logar e Paktia) gli uomini d'oro a stelle e strisce, con il supporto di 300 combattenti afgani arruolati in loco, non hanno cavato un ragno dal buco. Quando si dice che il privato funziona meglio del pubblico...

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Qualcosa si muove in Palestina: accordo Hamas-Fatah per governo unitario


Il presidente palestinese Abu Mazen, di al Fatah, e il primo ministro Ismail Haniyeh, di Hamas, hanno raggiunto un accordo sul programma politico del prossimo governo di unità nazionale, che sarà formato nelle prossime ore.

"Abbiamo definito un programma politico per un governo di unità nazionale, basato sul documento di intesa nazionale" del 27 luglio, ha dichiarato Abu Mazen. "Nei prossimi giorni - ha aggiunto - formeremo il nuovo governo. Chiediamo al nostro popolo di sostenere i nostri sforzi".

Positiva la reazione del leader di Hamas Haniyeh: "Questo accordo era atteso perché c'era una volontà reale e onesta di raggiungerlo, nell'interesse superiore del popolo palestinese e per rinforzare l'unità nazionale".

Il governo di Hamas, contro il quale Israele ha tenuto una posizione durissima, dovrebbe essere sciolto entro 48 ore. Questo passo è considerato necessario per riaprire uno spiraglio di trattativa tra israeliani e palestinesi.

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L'11 settembre e quello che è venuto dopo








Il mondo dopo l'11 settembre 2001. Cinque foto per rappresentare quello che è (e non che è stato) per tutti noi , per la nostra civiltà, l'11 settembre. La logica del conflitto di civiltà è smentita dall'assoluta solidarietà dei contendenti nella logica della morte, del sopruso, dell'abuso. Dall'attacco alle Torri gemelle (Foto 1), all'attacco in Iraq (Foto 2), dalle bombe di Londra (Foto 3), alle torture di Abu Ghraib (Foto 4), fino alla strage di Qana in Libano (Foto 5) il filo conduttore è uno solo: l'orrore.

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domenica, settembre 10, 2006

Torna Omar, se ne va al Sistani


In questi giorni di trionfalismi "libanesi" e di dibattiti un po' provinciali, da italietta incapace di valutare la portata degli eventi che si susseguono tra un'opposizione che dice "no" per ripiccuccie infantili e una maggioranza che si fa opposizione da sola, stanno avvenendo fatti di portata enorme nei due teatri di guerra che hanno visto e ci vedono impegnati direttamente: l'Afghanistan e l'Iraq.

Afghanistan

Le notizie di oggi parlano di un governatore provinciale ucciso da un kamikaze e di un'attacco della Nato nel sud del paese, costato la vita a un soldato dell'Alleanza atlantica e a 94 miliziani. Roba di tutti i giorni, si può dire, in quella che è una guerra guerreggiata mai conclusa veramente. Eppure è il contesto che sta prendendo contorni sconvolgenti.

L'Afghanistan sembrava una guerra ormai vinta: li ricordate i profeti entusiasti della Pax Neoconservatrice celebrare l'Afghanistan libero e democratico? Beh la guerra non solo non era ancora vinta, ma gli Stati Uniti e la Nato sembrano star facendo di tutto per perderla. Per esempio, hanno messo sul terreno solo 40 mila uomini. La Nato sta chiedendo ai paesi membri uno sforzo di altri 2.000-2.500 uomini, ma ci vorrebbe ben altro per controllare il territorio. In Iraq solo gli americani hanno 140mila soldati...

Sul terreno le cose si mettono male, anche perché il vecchio tutore dei talebani, il Pakistan, sta tornando alle vecchie posizioni pre-11 settembre. Il generale Pervez Musharraf non è mai stato così debole: puntellandosi ai partiti islamici, cerca di resistere agli attacchi che gli vengono da ambienti militari sempre più ostili e sempre più vogliosi di rimettere a Kabul qualche fantoccio manovrabile. Il tutto mentre le zone tribali al confine con l'Afghanistan, il Waziristan, restano al di fuori del controllo di Islamabad.

Il Pakistan ha di fatto siglato una tregua coi talebani. Secondo le notizie diffuse dall'intelligence Usa, il capo dei talebani, il misterioso mullah Omar, si nasconderebbe (ma mica tanto nascostamente...) proprio in quelle zone tribali pachistane. Islamabad avrebbe ormai rinunciato a dare la caccia a lui e agli uomini di al Qaida (tra cui forse Osama Bin Laden e Ayman al Zawahiri).

L'accordo, spiega in una corrispondenza per Asia Times Online il giornalista Syed Saleem Shahzad, prevederebbe anche la liberazione di una serie di uomini di primo piano di al Qaida e dei talebani, prigionieri in carceri pachistane. Tra questi Ghulam Mustafa, considerato il capo qaedista in Pakistan.

Da un punto di vista meramente militare questo accordo mette i talebani in condizioni di essere più tranquilli nei loro attacchi contro le forze della coalizione in Afghanistan. Shehzed sostiene che ormai i talebani hanno di fatto il controllo sulla gran parte dei settori sudoccidentali del paese, da dove presto Omar dovrebbe annunciare al mondo la rinascita dell'Emirato islamico d'Afghanistan (nome ufficiale del apese sotto i talebani). Dopodiche' dovrebbe iniziare, probabilmente la prossima primavera, la nuova avanzata verso Kabul.

La popolazione, se nella gran parte del paese continua a essere ostile ai talebani, comincia tuttavia preferirli agli occidentali. Il motivo è semplice: della ricostruzione promessa sono arrivate solo le briciole, mentre la fallimentare politica anti-narcotici ha tolto la sussistenza a molti contadini poveri. Secondo il think tank Senlis Council, siamo a una vera e propria crisi umanitaria. Attorno a città come Kandahar, un tempo roccaforte dei talebani, ci sono ormai accampamenti di disperati affamati. In questo contesto, rischia di passare un messaggio dei talebani: quando noi eravamo al potere eravate meno liberi, ma almeno non morivate di fame.

Iraq

Le cose non vanno affatto meglio in Iraq. Secondo le notizie che filtrano dal teatro, gli Stati Uniti avrebbero di nuovo perso il controllo reale (ma l'hanno mai avuto?) del cosiddetto "Triangolo sunnita", cioè di quell'area che comprende le città di Ramadi, Fallijah, Haditha. Si tratta dell'area in cui gli americani hanno perso circa 1.000 degli oltre 2.600 soldati persi in questa guerra. Questo nonostante abbiano di fatto raso al suolo Fallujah e disposto ingenti forze nella provincia. Peraltro, si tratta di una zona cruciale per i collegamenti: la provincia di al Anbar confina con Giordania, Siria e Arabia saudita e vi passa l'autostrada tra Amman e Baghdad. Lungo quest'arteria, diverse zone sono sotto il controllo dei ribelli, che attaccano liberamente i convogli americani.

I residenti sono sempre più arrabbiati con gli americani. Oltre al fatto che questa è zona sunnita, e i sunniti hanno molto da rimproverare agli statunitensi che hanno di fatto messo l'Iraq nelle mani di sciiti e curdi, c'è anche il fatto che, oltre alla distruzione di Fallujah, ora stanno radendo al suolo parte della città di Ramadi per rendere più agevole il controllo della sicurezza delle loro postazioni. E usano sempre il pugno pesante nei rastrellamenti.

La cosa più enorme, tuttavia, è accaduta da un punto di vista politico e sul fronte sciita. Lo ricordate il grande ayatollah Ali al Sistani? E' quel signore con la lunga barba bianca e il turbante nero, massima autorità religiosa del mondo sciita assieme agli altri due grandi ayatollah Ali Khamenei e Ali Akbar Montashemi, che nei due anni scorsi è stato il vero motore della politica irachena e ha permesso di sperare in una svolta democratica.

E' stato lui a imporre agli sciiti iracheni una collaborazione "onorevole" con le forze d'occupazione statunitensi, pur essendo contrario alla loro presenza. E' stato lui a bloccare ben due rivolte capeggiate dal più giovane, focoso e intraprendente Muqtada al Sadr. E' stato lui, ancora, a dire agli iracheni che andare a votare è "un dovere religioso". Addirittura a dire alle donne che, se i loro mariti avessero impedito loro di andare al voto, avevano il diritto di disubbidire. E' stato lui a coagulare le forze politiche sciite (da al Dawa allo Sciri) in un'alleanza che ha portato alla formazione del governo di Nour al Maliki.

Ebbene, questo grande religioso (nient'affatto moderato: cerchiamo di essere chiari!) dal passaporto iraniano e dall'accento persiano, pare che sia molto deluso dalla piega che ha preso la situazione. Nel paese si susseguono rapimenti, uccisioni (alcune mirate, altre meno), violenze tra sciiti e sunniti, ma anche tra milizie diverse sul fronte sciita. Nel rapporto col nuovo tutore del paese, l'Iran, nonostante l'immutata ed enorme deferenza etico-religiosa nei confronti di Sistani, sembra sempre più guadagnare punti al Sadr. Insomma, il disegno gradualistico del vecchio ayatollah sembra essere sfociato nel caos. Sistani ne ha preso atto e si è fatto da parte. "Non sarò più un leader politico. Sarò contento di ricevere richieste solo su questioni religiose", ha detto in questo weekend. "Non sono in grado - ha detto ancora - di fermare la guerra civile".

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sabato, settembre 09, 2006

Saddam alleato di Osama? Tutte balle!


Stava preparando la bomba atomica, aveva stretto un patto con Osama Bin Laden...Per mesi i cosiddetti esperti di geopolitica avevano ammorbato il circuito mediatico globale con disquisizioni dotte e dettagliate sulla pericolosità di Saddam Hussein, il macellaio di Baghdad. Lo scopo: creare agli Usa le condizioni per attaccare l'Iraq.

Erano tutte balle. Saddam era un tiranno sì, ma un tiranno come tanti altri, con alcuna possibilità di mettere a rischio la sicurezza globale, come l'amministrazione Bush e i suoi fan sparsi nei cinque continenti volevano farci credere.

A dirlo non è qualche network antimondialista, ma il Senato degli Stati Uniti d'America che ha pubblicato due rapporti sulle cause della guerra in Iraq. In questi documenti, si esclude che Saddam avesse stretto alleanze con i fondamentalisti islamici. Come a dire: l'attacco all'Iraq non c'entra un fico secco con la Guerra Globale al Terrorismo.

"Saddam Hussein - afferma una delle conclusioni del rapporto - non aveva alcuna fiducia in Al Qaida e considerava gli estremisti islamici come minacce al suo regime, rifiutando tutte le richieste di Al Qaida di aiuto materiale e operativo".

Stampiamocele in mente queste parole, in queste ore in cui settori neoconservatori Usa stanno imbastendo una campagna nella speranza (speriamo vana) di far scoppiare un'altra guerra, che sarebbe ben più sanguinosa, nei confronti dell'Iran.

I rapporti potete leggerli cliccando sulle seguenti link:

http://intelligence.senate.gov/phaseiiaccuracy.pdf
http://intelligence.senate.gov/phaseiiinc.pdf

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venerdì, settembre 08, 2006

Israel lifts its sea blockade of Lebanon after ending air siege Thursday


Israeli warships pulled back from Lebanese shores Friday as Italian naval units moved in under the UN flag.
Prime minister Ehud Olmert and defense minister Amir Peretz were accused of folding under intense pressure from UN Secretary General Kofi Annan without the UN, Lebanon or Hizballah meeting any of Israel’s six conditions for ending the embargo (and accepting the August ceasefire):
1. No sign of life was elicited from Ehud Goldwasser and Eldad Regev, whose abduction by Hizballah July 11, triggered the Lebanon war – or even a Red Cross visit. This has left a bad feeling in the army over the fate of men falling into enemy hands.
2. Hizballah will not be evacuated from South Lebanon or disarmed.
3. The deployment of UNIFIL-2 and its European components in South Lebanon is being used by Olmert and foreign minister Tzipi Livni as a ploy to pull Israel’s troops out of Lebanon without achieving any of their avowed goals.
4. The prime minister’s office in Jerusalem Wednesday night, Sept. 6, cited the UN and US as assuring Israel that UN forces are prepared to begin executing their mission. No mission description was attached to the notice, because the European contingents have made it abundantly clear that they have no intention of disarming Hizballah.
5. Neither are the “peacekeepers” lifting a finger to halt Iranian and Syrian weapons consignments to Hizballah. Indeed the flow of arms has increased since their arrival, making a mockery of UN Resolution 1701 which ordered an embargo on such arms at the same time as it mandated their deployment.
DEBKAfile’s military sources report that the smuggled arms supplies to Hizballah, far from halting have been stepped up. Iran and Hizballah are further pumping arms into the Gaza Strip. This week alone, Palestinian terrorists took delivery of 400 RPG anti-tank rockets and 15 Grad missiles.
Egyptian border forces and European monitors posted at the Rafah terminal provided no bar to the traffic.
Given the missed goals of Israel’s venture into the Lebanon war, it is no wonder that Binyamin Ben Eliezer, minister of infrastructure in the Olmert cabinet and a former defense minister, said bluntly Wednesday Sept. 6 that this was Israel’s worst defeat in all the wars it fought. Domestic criticism of the government spreads day by day as the bizarre, muddled and incomprehensible nature of the prime minister’s war decisions continues to mark his actions three weeks later.

P.s.: Questa notizia proviene da DebkaFile che, notoriamente, è considerato un sito internet vicino ai servizi segreti israeliani.

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giovedì, settembre 07, 2006

Nearly 800 Missiles deployed by China against Taiwan


Taipei, (CNA): China had deployed 784 Dongfeng-series short-range ballistic missiles against Taiwan as of the end of 2005, with the number increasing by between 75 and 100 every year, the Ministry of National Defense (MND) said in its annual national defense report released Tuesday.

According to the report, the missiles are capable of reaching Taiwan proper about seven minutes after launch.

The MND estimates that China's military buildup has focused on upgrading the precision of its guided and cruise missiles so as to be able to make precise attacks on specific political and military targets in Taiwan.

The report noted that China has in recent years actively introduced advanced weaponry systems and technology, including Sukhoi high-performance fighters, AWAC planes, large transportation planes, Kilo-class submarines, and Sovremennyy-class destroyers.

These, coupled with upgraded ballistic and cruise missiles as well as domestically-designed weaponry systems, have gradually shifted the military balance in the Taiwan Strait in China's favor, the report said.

The report also estimated that if China launches an attack on Taiwan in or around the year 2008, it will probably use intimidation strategy. Between 2008 and 2010, if the military balance in the Taiwan Strait continues to tilt toward China, then it will be favorable for China to combine "intimidation, paralysis and invasion" strategies together, according to the report.

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