mercoledì, aprile 26, 2006

Colpiscono il Cairo, ma puntano a Gerusalemme


Piccola aggiunta a quanto scritto su Osama e sul tentativo di al Qaida d'inserirsi nelle dinamiche politiche della questione palestinese. Gli attentati dell'altroieri e di oggi in Egitto, secondo diversi osservatori, nonche' la chiave di lettura del video del tagliagole giordano Abu Musab al Zarqawi, trasmesso ieri, s'inseriscono nella stessa logica.

Guido Olimpio sul Corriere della Sera oggi sottolinea come il n. 2 di al Qaida Ayman al Zawahiri (egiziano ed ex esponente della Fratellanza islamica) abbia detto già nel 2001 che "la via per liberare Gerusalemme passa dalla liberazione del Cairo". Così, è lo stesso al Zawahiri a innescare nel 2004 i kamikaze che colpiscono a Taba (dove, ricordo, morirono anche due ragazze italiane). La strage di Dahab, come quella di Sharm el Sheikh e quella di Taba, s'inserirebbero insomma nelle dinamiche del conflitto israelo-palestinese. E tenderebbero a delegittimare la scelta "elettorale" del gruppo estremista Hamas in Palestina, ma anche della Fratellanza in Egitto.

Qui, un piccolo inciso. L'autocrate corrotto Hosni Mubarak aveva promesso riforme prima di essere rieletto presidente. Le riforme non si sono viste, anzi. Il leader democratico Ayman Nour è stato sbattuto in galera con una scusa futile (falsificazione della documentazione elettorale...pare che sia di moda creare casi del genere, vedi caso che coinvolge Storace in Italia). La mossa ha lo scopo di spianare la strada al figlio dell'autocrate, Gamal. E, intanto, la cricca Mubarak continua a fare soldi sui resort turistici del mar Rosso. C'è da chiedersi perche' la nostra industria turistica, in barba al potenziale di rischio che c'è nell'andare in quelle zone, continui a mandarvi turisti.

Ma torniamo ai nostri terroristi. Anche al Zarqawi, mente certo meno fina di al Zawahiri, ha espresso concetti simili a quelli del numero due del brand terroristico. "O cara nazione islamica, noi facciamo come il Profeta, combattiamo in Iraq ma abbiamo sempre in mente Gerusalemme", ha detto il tagliagole.

Fatte queste considerazioni si pone un problema anche per noi occidentali. Bin Laden e Zawahiri hanno sempre condannato, scrive Olimpio, la scelta di Hamas di limitare la loro strategia kamikaze a Israele e di non esportare gli attentati all'estero, nelle località turistiche, contro gli israeliani in particolare. Da questo punto di vista, la divergenza strategica è pericolosa. Se, infatti, il primo ministro designato da Hamas, Haniyeh, si è affrettato a definire "un crimine odioso" l'attentato di Dahab non è perche' sia diventato buono, ma perche' teme che il messaggio di al Qaida e del salafismo più estremo possa attecchire nelle masse diseredate di Gaza, scavando il terreno sotto i piedi di Hamas stessa. In questo senso, c'è da chiedersi se, piuttosto che la strategia di chiusura e di stop agli aiuti decisa da Stati Uniti e Unione Europea, non sia più "efficace" la politica di dialogo con Hamas scelta da Russia e Cina. Sia chiaro: "efficace non vuol dire "eticamente giusta", ma talvolta anche Machiavelli può esser messo al servizio di un mondo meno pericoloso.

Etichette: , ,