martedì, marzo 28, 2006

Il "concime" di Pechino e il contaballe di Arcore


Non bastava il ministro dell'Economia "colbertiano", ci voleva anche il presidente del consiglio amante dello splatter cinematografico. Già l'immagine del nostro paese in Cina, il mercato a più forte crescita reale e di prospettiva al mondo, arrancava. Ma ora, proprio nell'Anno dell'Italia in Cina, possiamo dire addio per lungo tempo a un rapporto non dico d'amicizia, ma quanto meno di rispetto reciproco col paese più popoloso del mondo, la futura superpotenza (praticamente tutti gli esperti su questo concordano) mondiale.

Che è successo? Bene, il nostro Silvio da Arcore, noto gaffeur e istrione di rione, l'altro ieri s'è fatto prendere dall'entusiasmo pecoreccio d'insultare i suoi avversari politici evocando l'immagine dei "comunisti cinesi che non mangiavano i bambini, ma li bollivano per farne concime". Ha offeso un paese da un miliardo e trecento milioni di persone per rubare due voti a Gianfranco Fini e a Umberto Bossi (che' certo queste affermazioni non gli permettono di guadagnare neache un voto moderato. Ma, si sa, che il Cavaliere ormai persegue la strategia del Conte Ugolino, quello che mangiava i figli...tanto per restare nel campo delle immagini delicate).

Orbene, a quest'affermazione, la Repubblica popolare cinese ha risposto. Pur non emettendo una nota ufficiale di protesta (atto troppo duro verso il paese, in fondo se tutto va bene tra due settimane il pagliaccio di Macherio sarà passato), ha fatto trapelare "forte sdegno". Ha definito le parole di Berlusconi "prive di fondamento", e ha espresso l'auspicio che le "azioni dei dirigenti italiani possano favorire lo sviluppo e la stabilità dei rapporti bilaterali tra la Cina e l'Italia". Sottinteso: altri dirigenti, s'intende. E' chiaro: quello è un paese confuciano, in cui le parole di un leader, di un Capo di Governo vengono prese sul serio. Non è concepibile per loro un premier che fa numeri d'avanspettacolo come il Nostro.

Ovviamente il team d'insultatori di professione del Cavaliere ha risposto con disprezzo, mentre i diplomatici hanno dovuto di nuovo inghiottire un boccone amaro. Ma come fai a difendere una posizione del genere? si saranno chiesti alla Farnesina. Dove peraltro non è che il Cav sia visto troppo bene, dopo che il suo governo ha reso i fondi della diplomazia un malinconico ricordo del passato. Quest'anno un altro 40 per cento di taglio, che segue quello dell'anno precedente. E poi ci domandiamo perche' il made in Italy sparisce dai mercati mondiali.

Insomma, alla Farnesina hanno abbozzato una patetica quanto improbabile e imbarazzata difesa. Tenetevi forte...Allora i diplomatici, non sapendo comprensibilmente che pesci pigliare, hanno fatto trapelare anche loro un comunicato. Nelle dichiarazioni del presidente del Consiglio sulla Cina, afferma la nota della Farnsina, è "evidente l'inesistenza di intenti polemici nei confronti della Repubblica Popolare Cinese". Poi continua: "l'Italia mantiene solidi rapporti di collaborazione e di cooperazione in tutti i campi, anche per favorire l'affermazione e il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo". La Farnesina, ancora, rileva che il presidente Berlusconi si è "limitato a citare una frase contenuta nell'edizione italiana del 'Libro nero del comunismo' di Stephane Courtois (riportata per l'esattezza a pag.460), pubblicata nel 1998". 'Azz...che fonte storica. "La frase in questione si riferisce peraltro a episodi che avrebbero avuto luogo nel passato, come correttamente ricordato dallo stesso presidente del Consiglio, mentre è evidente
l'inesistenza di intenti polemici nei confronti della Repubblica Popolare Cinese". In passato? Quale passato? Paradossalmente, insomma, i bambini sono stati usati come concime quando si tratta di attaccare i Prodi ecc., ma non hanno intenti polemici quando si tratta di parlare di Hu Jintao, il quale in verità qualche peso sulla coscienza ce l'ha eccome. Per esempio, ha ordinato una durissima repressione in Tibet, quando era capo del partito da quelle parti.

Ma quest'ultima vicenda ci dà solo l'ennesima dimostrazione di quanto sia stata raffazzonata e dilettantesca in questi anni la politica estera italiana. A livello europeo abbiamo perso prestigio e praticamente siamo stati superati dalla Spagna come rappresentatività nelle istituzioni. Ricordiamo che la Spagna NON è un paese fondatore, noi sì. A livello globale, il nostro premier s'è fatto vedere dove si poteva far bello alle tv italiane, come dall'amico George, ma ha chirurgicamente evitato di andare in quei paesi dove i nostri imprenditori invocavano viaggi di stato di alto livello. E' il caso di quello in Giappone, dove era stata organizzato lo storico evento dell'incontro con l'Imperatore, un onore INAUDITO, che il signor Berlusconi ha disertato, ANNULLANDO IL VIAGGIO ALL'IMPROVVISO DUE GIORNI PRIMA, perche' doveva andare in Parlamento a controllare che i suoi onorevoli schiavetti mettessero il ditino al punto giusto al momento di votare la Cirielli o il Porcellum (come Calderoli, il suo estensore, ha definito l'attuale legge elettorale). In Cina, un po', ci aveva salvato San Carlo Azeglio Ciampi, dopo le cacchiate che aveva detto Tremonti sui dazi, con un viaggio di stato organizzato e realizzato ottimamente. Ma poi è arrivato lo Scemo di Arcore e siamo punto e da capo.

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