giovedì, marzo 30, 2006

Angelina e l'Ayatollah


A Berlino si sta giocando una grande partita. I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna) più i padroni di casa tedeschi stanno cercando di convincere l'Iran a fermare il proprio programma di arricchimento dell'uranio, che potrebbe essere parte (anche se Teheran lo nega) di uno sforzo per dotarsi dell'arma nucleare.

Il fatto di oggi è che, per il momento, l'inviato iraniano presso l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Ali Asghar Soltanieh, ha risposto nisba: il programma non è trattabile. Quindi ora si confrontano due posizioni. Quella statunitense, sostenuta dal segretario di Stato Condoleezza Rice, vuole un'azione forte nel Consiglio di sicurezza contro Teheran: in pratica, sanzioni. I russi e i cinesi, invece, sono per azioni meno eclatanti. Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri russo, peraltro, mette in dubbio che esista un programma bellico iraniano. I cinesi, dal canto loro, sono molto legati da un punto di vista energetico all'Iran, quindi difficilmente peroreranno la causa delle sanzioni. La frattura c'è, è visibile. E, in questo, un Iran reso paradossalmente più potente proprio dal Grande Satana americano, il quale ha permesso a Teheran di rafforzare il suo ruolo regionale buttandogli letteralmente tra le braccia l'Iraq che fu di Saddam Hussein e che ora è dell'ayatollah Ali al Husseini al Sistani e del giovane religioso sciita Muqtada al Sadr, ci sguazza.

La questione è complessa e non ci addentreremo questa sera. Un pezzetto alla volta, MarcoPolo ne parlerà. Invece, è un altro il punto che vuole mettere in risalto, un punto che tanti commentatori nostrani ancora non sviluppano (tutti troppo distratti dalla campagna elettorale italiana?) Beh, l'argomento non piacerà. Non so se avete notato la composizione di questo meeting. Ci sono i cinque membri permanenti del consiglio E LA GERMANIA.

Molti di voi sapranno che Germania e Giappone, poi raggiunti da Brasile e India, sono stati per anni portatori di un progetto di revisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che prevedeva il loro ingresso tout-court nell'organi decisionale del Palazzo di Vetro. Ovviamente a scapito di altri paesi come l'Italia che, pur essendo contributori netti in denaro e in uomini per missioni di pace più importanti di questi quattro, avrebbe visto chiusa ogni possibilità di contare a livello internazionale.

L'Italia per anni è riuscita a coagulare consensi sufficienti a sbarrare la strada ai G4 (li chiamano così), anche grazie agli sforzi dell'ex ambasciatore Lucio Fulci. Tuttavia, negli ultimi anni, lo sforzo di questi paesi per entrare nel Consiglio di sicurezza s'è accresciuto. Gerhard Schroeder, Junichiro Koizumi, Lula e Manmohan Singh hanno portato avanti una strategia coordinata per battere le resistenze. Al momento tutto appare congelato. Non certo per merito nostro, visto che grazie a questo governo inutile contiamo meno del due di picche nella politica internazionale. Ma perche' la Cina ha sostanzialmente bloccato tutto per mettere i bastoni tra le ruote al Giappone, con cui i rapporti in questi ultimi due anni sono diventati particolarmente tesi, e anche all'India che sta diventando un pericoloso concorrente regionale e ha rapporti sempre più stretti con gli Stati Uniti.

Ora però scopriamo che la Germania non s'è fermata affatto, neanche con la fine del governo di Schroeder. E la troviamo capofila di un'iniziativa Onu in cui siede da pari a pari con le cinque potenze del Consiglio di sicurezza. L'Italia a Berlino non c'è. E dire che avrebbe avuto le sue carte da giocare. Noi siamo stati uno dei primissimi paesi ad avere relazioni diplomatiche con la Repubblica islamica (ah, la politica estera di Giulio Andreotti!) e siamo tra i primissimi negli scambi commerciali con Teheran. Eppure a Berlino non ci siamo. Ne' ai nostri leader di governo è saltato in testa di promuovere una qualche iniziativa. Dormiamo. E, intanto, la cancelliera Angelina Merkel, piano piano, inserisce la Germania nelle stanze che contano.

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