martedì, aprile 04, 2006

La capitale spostata


Nel Giappone delle origini quando un imperatore moriva si spostava la capitale e si costruiva una nuova città. Sembra un'attitudine pre-storica. Eppure proprio in questi mesi questo rito si è ripetuto, e non c'è stato neanche bisogno che morisse un re. Il paese in questione è probabilmente il più antidemocratico che esista al mondo: Myanmar.

Come molti di voi sapranno, Myanmar è il nome nuovo della vecchia Birmania. Se guardate un atlante stampato anche solo nel 2005, leggerete che la capitale del paese è Yangon (conosciuta anche col vecchio nome di Rangoon). Beh potete buttare l'atlante, perche' la giunta militare golpista che tiene il potere nel paese del sud-est asiatico, usando il sarcastico nome di Consiglio per la pace e lo sviluppo dello stato, ha spostato la capitale a Pyinmana, posto semisconosciuto a 400 km a nord di Yangon. E l'ha fatto in tutta segretezza. Tanto che tre giornalisti sono stati condannati alla prigione per aver fotografato la nuova capitale senza permesso ufficiale.

Immaginatevi migliaia di funzionari di stato e impiegati avvertiti un giorno prima che il governo e l'amministrazione si spostavano nella jungla. Immaginateveli letteralmente deportati. Perche'? Il regime ossessivo dei militari birmani è solito fare colpi di coda di questo tipo. Ma dietro, secondo molti osservatori, ci sarebbe un tentativo di restaurare un qualcosa di simile alla monarchia.

Than Shwe, il capo della giunta golpista, ha sistematicamente riportato alla luce simboli della vecchia monarchia Awa, che fu sciolta dalla conquista britannica alla fine dell'800. Asia Times ci dà notizia del fatto che il 27 marzo è stata celebrata una festa dell'esercito in Pyinmana, denominata anche "Città reale". E' la stessa data della fondazione dell'esercito di liberazione del paese nel 1945. La parata si è svolta sotto lo sguardo austero di tre statue d'oro di re birmani del passato. La capitale, peraltro, si trova sulle stesse colline da cui partì il movimento di liberazione anti-giapponese del generale Aung San, fondatore della Birmania libera. Ironia della storia: si tratta del padre di Aung San Suu Kyi, la leader democratica premio Nobel per la pace che vive da anni in prigionia.

A parte le ragioni meramente simboliche, comunque, lo spostamento della capitale birmana ha ragioni politico-strategiche importanti. Pyimana è più centrale rispetto a Yangon e permette un maggior controllo sia delle frontiere, sia dei gruppi ribelli, sia anche un maggior controllo dei comandanti regionali. Questo però indica un segno di debolezza, più che di forza. La giunta militare ha paura. Il suo potere scricchiola e la pressione internazionale per la liberazione della leader democratica non-violenta si fa sentire.

Etichette: