mercoledì, aprile 05, 2006

Rom, un popolo

MarcoPolo oggi si sposta in Italia. Potrebbe sembrare strano per un blog che si occupa di politica estera. Tuttavia ci sono aspetti della nostra vita interna che riguardano anche la politica estera, come quello che vuole trattare oggi. Parliamo di Rom, cioè di quel popolo che convive con noi, nel nostre stesso territorio, e che spesso nella peggiore pubblicistica è associato a reati.

Ricordate la storia pompata da Vespa&Co. e dalla Lega delle zingarelle che volevano strappare dalle braccia della madre una neonata? Beh, era una balla, gonfiata dalla comprensibile apprensività di una madre e dalla colpevole strumentalizzazione propagandista di alcuni politicanti senza scrupoli. Questa bubbola, tuttavia, è indicativa di un problema enorme: gli italiani esercitano un quotidiano razzismo nei confronti di una minoranza.

Razzismo, si badi bene, trasversale e non provato solo da queste fandonie. Lo si percepisce nei discorsi della gente e lo si respira nelle condizioni immonde in cui ghettizziamo i rom italiani. La certificazione di questa realtà ce l'ha appioppata l'Europa. Facciamo un passo indietro nel tempo: giugno 2005. Il commissario per i diritti umani dell'Unione Europea Alvaro Gil-Robles si reca in Italia per preparare il suo rapporto sulla condizioni dei diritti umani del popolo rom.

La visita al campo nomadi Casilino 900 è sconcertante: inadeguate condizioni di vita, accesso all'acqua difficile e minimo, niente strade interne, niente illuminazione pubblica, niente fogna. La gente ammassata in vecchi caravan scassati arruginiti. Le lamentele dei medici volontari sullo stato precario della salute pubblica nel campo.

Un caso isolato? Andiamo, tutti viviamo in questo paese e sappiamo che quella è la drammatica normalità. Avete presente il campo nomadi di Foggia, quello andato a fuoco recentemente? Era forse diverso?

Il rapporto, pubblicato a dicembre 2005, è ovviamente impietoso. Oltre alla drammatica situazione degli alloggi, fornisce un quadro fosco per il futuro. I bambini rom godono di un accesso limitatissimo, per esempio, alle scuole. I campi nomadi troppo isolati, la situazione finanziaria drammatica delle famiglie e, spesso, la mancanza di documenti, pongono un'ipoteca sul futuro di questi ragazzini che, in mancanza di una scolarizzazione, di certo non potranno un domani aspirare a un lavoro "normale". Per il commissario, insomma, "sono necessarie misure urgenti per permettere ai giovani rom di andare a scuola normalmente".

La situazione è anche peggiore per i rom non italiani. Spesso hanno enormi difficoltà a ottenere i permessi di soggiorno, nonostante in svariati casi vivano da decenni in Italia. Questo anche perche' la nuova legge sull'immigrazione, la scellerata Bossi-Fini, lega la concessione dei permessi alla presenza di contratti regolari. E pensare che questo orgoglioso popolo indo-europeo fa parte della nostra storia e ha vissuto (incolpevole) i drammi da noi provocati, come le deportazioni nei campi di sterminio.

Il rapporto europeo, tuttavia, fornisce una soluzione. Ebbene, il problema di fondo è che i 120mila rom italiani non hanno quella protezione normativa che sarebbe fornita loro dalla concessione dello status speciale di minoranza. Le autorità italiane, insomma, continuano a considerare i rom non un popolo quale essi sono, riconosciuto da tutti i paesi civili, ma nomadi recidivi che preferiscono la vita nei campi-lager a una stabilizzazione. Talvolta li considerano semplici "stranieri" anche se magari tantissimi di loro sono cittadini italiani e tanti vivono nel nostro paese da decenni. E' necessario un cambiamento coraggioso di mentalità. Ma ci saranno forze politiche capaci di sfidare il razzismo e i pregiudizi con un approccio razionale al problema? MarcoPolo se lo augura.

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