martedì, aprile 18, 2006

Sull'Iran, ragazzi, ci vuole prudenza...


E diciamolo: se c'è un paese che deve ringraziare gli americani per la folle scelta di fare la guerra in Iraq, questo è l'Iran. Si proprio quel paese che oggi sembra il nuovo nemico numero uno di Washington.

George W. Bush è stato chiaro: "Nessuna opzione è esclusa con Teheran, neanche quella militare". Il Capo supremo delle forze Usa, insomma, potrebbe anche scagliare un attacco contro la Repubblica islamica. Lo farà? Tutto è possibile. Certo, l'attacco sull'Iran molto probabilmente non sarà una passeggiata come quello all'Iraq, dove (è vero) la stabilizzazione non c'è mai stata, ma la parte militare tradizionale s'è conclusa in breve tempo.

Non sarà semplice non solo perche' il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad promette di "tagliare le mani" agli aggressori. In fondo, le guasconate dell'ex pasdaran non vogliono dire nulla. MarcoPolo ritiene invece che sarà dura per una serie di considerazioni logiche.

La prima: l'Iran non sembra strutturalmente debole come il regime iracheno di Saddam Hussein. La seconda: negli ultimi anni a livello regionale l'Iran si è rafforzato notevolmente. Da un lato, ha allargato la sua sfera d'influenza all'Iraq, grazie alla comune appartenenza sciita dell'attuale gruppo forte oggi al potere nell'ex paese di Saddam. Dall'altro, agisce come una potenza regionale importante. Ne è un esempio il fatto che s'è affrettato a offrire aiuti economici ai palestinesi, dopo che la vittoria di Hamas ha chiuso loro i rubinetti degli aiuti dall'Occidente.

E' evidente che Washington non godrà affatto dell'aiuto di Russia e Cina nel caso decidesse di attaccare Teheran. Ed è chiaro che in questi anni la Repubblica islamica non è stata a guardare e non s'è limitata ad attendere un eventuale "tempesta di fuoco" del Grande Satana. MarcoPolo non parla solo del presunto sforzo per dotarsi dell'arma nucleare, ma anche del fatto che sono stati scoperti diversi episodi di tentativi d'esportazione illegale di armi dagli Stati Uniti stessi all'Iran.

Insomma, la speranza di chi scrive è che prevalga la ragione: che ci si sieda a un tavolo e si ragioni col regime degli ayatollah. E che magari quel tavolo non sia ancora lo stesso formato dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, più la Germania, che di fatto sta già agendo come sesto membro ombra. Quando si sveglierà la politica estera italiana, che in Iran un tempo aveva un ruolo importante?

Etichette:

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Una domanda, non sto qui a discutere se il nucleare è buono o cattivo ma mi viene da fare una domanda, anzi due:
1) e se domani la Spagna decidesse di dotarsi di un'atomica? si userebero gli stessi pesi e le stesse misure?
2) chi ha deciso che siano gli USA a rilasciare il patentino di nazione buona? Gli stessi USA che bombardano con il fosforo bianco civili e militari!

2:05 PM  
Blogger Genji said...

Domande più che legittime, caro newcons. E non bisogna neanche andare al domani. Un esempio pratico veloce veloce c'è nella stessa regione: Israele. Lo Stato ebraico è dotato da decenni di arma atomina e di tecnologie di miniaturizzazione per montare le bombe su missili nucleari e gli Usa non hanno strepitato tanto.

esempio numero due e tre: Pakistan e India. Si sono dotati di armi nucleari. Beh gli Usa hanno iniziato un embargo assieme alla comunità internazionale. Embargo superato dai fatti.

La logica dei due pesi e delle due misure continua a far parte della politica internazionale nucleare in pianta stabile...

6:49 PM  
Anonymous Anonimo said...

In ogni caso credo che se attacco ci sarà, sarà solo via aerea (come si fece in Iraq nel 1981) e verrà ordinato solo nel caso in cui l'indice di popolarità di Bush (nonostante le recenti dimissioni di suoi collaboratori) dovesse sprofondare ulteriormente. A mio parere si fa tanto parlare dell'Iran per distogliere il gregge umano da problemi come la stagnazione economica (in USA ci sono oltre 30 milioni di americani che vivono con salari al di sotto della soglia di sopravvivenza) da una parte ed il declino del dollaro (da poco la Fed ha cessato la pubblicazione dell'M3 ossia dell'aggregato monetario che misura il numero di dollari emessi dalla zecca USA) a causa dell'impegno americano in medio oriente (vi ricordo che sul finire della guerra in Vietnam Nixon, a causa del pesante impegno economico, dichiarò unilateralmente l'inconvertibilità del dollaro in oro).

7:58 PM  
Blogger Genji said...

Sono d'accordo, strategicamente non avrebbe senso un attacco in stile iracheno. Più facile che gli americani pensino a un attacco limitato a obiettivi specifici identificati dai servizi segreti, nello stile di quelli che gli israeliani condussero contro le strutture nucleari di Saddam.

Purtroppo, tuttavia, non escluderei che quanto scritto dal premio Pulitzer Seymour Hersh, uno che di solito ci azzeccca, vengano sperimentate delle "atomiche tascabili" in questo tipo d'attacco. Sarebbe la rottura di un tabù...speriamo che il loro fanatismo non giunga a tanto.

10:17 PM  

Posta un commento

<< Home