giovedì, aprile 27, 2006

La lenta caduta nella trappola di Nassiriya



Luglio 2003

I giornalisti si siedono a tavola. La vista è bella, si vede l'Eufrate che scorre nella città. Qualcuno scherza: "Bella 'sta terrazza sul Lungotevere...". Si ride.

La sicurezza ancora non passa agli italiani. Sul terrazzo di "Animal House" a Nassiriya, lo spettacolo è stridente. I soldati statunitensi, armati di tutto punto, agli angoli del terrazzo, fanno la guardia a fucili spianati. Alcuni stanno sdraiati sulle brande da campo, messe sulle terrazze perche' dentro il caldo è insopportabile.

Al centro del terrazzo, una tavola imbandita. Si mangiano penne, si beve un po' di vino. Dopo una giornata soffocante, anche i quasi 40 gradi della sera danno la sensazione di un fresco sollievo.

I carabinieri, i bersaglieri, i giornalisti chiacchierano, ridono. Parlano di una missione che sembra nata bene. La gente sembra aver accolto bene gli italiani. Sono sciiti, hanno sofferto sotto Saddam. I bambini giocano coi bersaglieri e coi carabinieri. Si respira aria di speranza.

Finita la cena, i giornalisti s'incamminano a piedi lungo la strada che costeggia l'Eufrate. Saranno le 11 di sera. Non ci sono timori. Una bella passeggiata, fino all'hotel, munito di aria condizionata...

Novembre 2003

"Animal House" non c'è più. O meglio, resta uno scheletro, un orrendo monumento alla morte. Si sente puzza di bruciato dappertutto. I giornalisti, che avevano cenato a luglio su quel terrazzo, guardano sconsolati i militari del Ris (il reparto d'investihazione scientifica dei carabinieri) che fa il suo lavoro. Sanno che nulla sarà come prima.

Si riesce comunque ancora a uscire da soli. I giornalisti salgono sulle auto coi loro autisti-interpreti e vanno in cerca delle storie da raccontare. Non è un problema entrare nel suq, nel mercato. Perdersi in quei vicoli puzzolenti di pesce, farsi largo tra le mosche, e vedere anche i tessuti coloratissimi del mercato. Ogni tanto scoppiano tafferugli, spesso sono soldati che vogliono i loro stipendi.

La notte di Capodanno alcuni giornalisti prendono un auto, poco prima della mezzanotte, e vanno da "White Horse", la base principale italiana a sei km da Nassiriya, per andare a trascorrere la mezzanotte coi carabinieri di base Libeccio, proprio accanto ad "Animal House". Solo un mese prima sono stati duramente colpiti: c'è una storia da raccontare. Un po' di stupore li coglie quando, festeggiando a bistecche l'arrivo del nuovo anno, notano che hanno pronte le maschere antigas...c'è stato un allarme? Così pare.

Novembre 2004

Non ci si muove più dalla base militare. C'è stato di tutto nei mesi precedenti: rapimenti, battaglie, attentati. A Nassiriya, che erroneamente era considerato uno dei posti più tranquilli dell'Iraq, si è combattuto furiosamente. La "battaglia dei ponti" ha fatto molti morti.

Anche per i giornalisti, i movimenti indipendenti sono rarefatti, quasi impossibili. Per quanto i militari siano efficienti e cerchino di dare notizie quanto più accurate possibile, si rendono conto che è impossibile lavorare così.

Per di più, la base italiana di White Horse è rimasta solo come avamposto in via d'abbandono. Il grosso del contingente si è spostato a Camp Mittica, a Tallil, a 11 km da Nassiriya. E' collegato all'aeroporto militare nelle mani degli americani. La base dei carabinieri in città non esiste più. Il contingente italiano è sempre più una cittadella isolata rispetto al resto di Nassiriya dove, a quel che se ne sa, la fanno da padroni capi tribali tradizionali e milizie sciite. Resta forte quella legata al religioso sciita Muqtada al Sadr.

27 aprile 2006

Un IED, cioè un ordigno artigianale collocato lungo la strada, fa saltare in aria un mezzo italiano. Muoiono almeno tre carabinieri e un romeno. Il governo ha annunciato che presto ci si ritirerà. Il governo che deve venire vuole anche fare prima. Intanto a Nassiriya si muore ancora, in una missione che sembra sempre più una trappola.

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