sabato, marzo 25, 2006

I nuovi incubi d'Iraq


"Tre anni sono passati e gli incubi dei bombardamenti, lo 'spaventa e terrorizza' si è modificato in un altro tipo di incubo. La differenza tra ora e allora è che tre anni fa noi ancora temevamo per le nostre cose materiali: le nostre proprietà, le cause, le auto, l'elettricità, l'acqua, la benzina...E' difficile definire di cosa abbiamo paura oggi. Anche il più cinico critico della guerra non avrebbe potuto immaginare le condizioni disfraziate in cui si sarebbe trovato il paese dopo la guerra... Allah yistur min il raba'a (Dio ci protegga per questo quarto anno)".
Riverbend (http://riverbendblog.blogspot.com/)

Le righe riportate sopra vengono da Baghdad. A scriverle è stato una blogger irachena che si firma Riverbend. Tre anni fa aveva inizio la guerra in Iraq. Se i nostri nonni hanno vissuto la tragedia della seconda guerra mondiale, i nostri padri quella della guerra fredda (che a volte è stata più "calda" di quanto normalmente si pensi), la nostra generazione ha come conflitto di riferimento conflitti come la guerra in Afghanistan e, ancora di più, la guerra in Iraq. Anche noi italiani abbiamo perso degli uomini lì. E, se per la maggior parte di noi, è una guerra vissuta sostanzialmente sugli schermi televisivi, per tanti italiani non è così. Migliaia d'italiani (soldati, giornalisti, cooperanti, diplomatici, uomini dell'intelligence) il "campo di battaglia" l'hanno visto.

La guerra non è finita. Anzi, nelle settimane scorse sta vivendo un'escalation. Ayad Allawi, l'ex primo ministro ad interim iracheno, nei giorni scorsi ha denunciato il fatto che ogni giorno gli iracheni contano almeno 50 morti. Secondo Iraq Body Count siamo, dall'inizio della guerra, tra i 33.773 e i 37.895 civili morti oggi. A questi, bisogna aggiungere almeno 2.482 soldati statunitensi rimasti uccisi in questo conflitto fino a oggi. Non sappiamo il numero di militari iracheni morti. Ah, ci sono anche una dozzina di soldati italiani, due civili morti a Nassiriya. Poi il bodyguard Fabrizio Quattrocchi e il giornalista freelance Enzo Baldoni, spesso dimenticato.

La situazione politica in Iraq va sempre peggio. Il primo ministro designato Ibrahim al Jaafari non riesce ancora a sbloccare le trattative per arrivare a un governo. Le elezioni politiche che dovevano segnare la svolta risalgono ormai il 15 dicembre 2005. Da allora si sono moltiplicati attentati, assassini mirati. Il conflitto strisciante tra sciiti e sunniti è diventato sempre più palese. Altrettanto evidente appare il disagio, che potrebbe presto diventare spinta secessionista, da parte dei curdi, ora alleati all'ala più secolare dei sunniti. Appare sempre più incisivo il ruolo che sta assumendo l'Iran, anche attraverso il suo appoggio a diverse componenti sciiti, che Teheran muove a seconda della bisogna. Da un lato il Consiglio superiore della rivoluzione islamica in Iraq (Sciri), con le sue Brigate Badr, dall'altro l'Esercito del Mahdi, del giovane leader sciita Muqtada al Sadr, appaiono pedine che Teheran muove con una certa destrezza.

Sul fronte militare, l'addestramento del nuovo esercito iracheno sembra un'impresa sempre più improba e lontana. Le forze della Coalizione appaiono sempre meno interessate a restare. Britannici e italiani entro il 2006 dovrebbero sloggiare. Anzi, per quanto riguarda il contingente italiano, la partenza potrebbe ancora essere più accelerata a seconda di come andranno le elezioni del 9 e 10 aprile. Gli stessi americani sembrano sempre più interessati a mettere in atto una exit-strategy che li porti via dalla Mesopotamia.

Tre anni di guerra son passati. La via d'uscita non si vede ancora. Dio ci protegga per questo quarto anno...

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Condivido pienamente quanto da te scritto.
Se mi permetti propongo un argomento: Afghanistan.
Mi sembra che tutti si siano dimenticati di questa nazione. Io tuttora non ho capito quale è stata la motivazione UFFICIALE di quella guerra.
NOn mi si venga a dire che quella guerra è stata fatta per portare la democrazia, perchè se così fosse non capisco come mai in questi giorni si fa tanto parlare del cristiano convertito condannato a morte perchè non musulmano.
Che ne dici se ne parliamo?

P.S.
Ovviamente il blog è il tuo. Il mio + che un consiglio era una richiesta per sapere il tuo punto di vista.

3:15 PM  
Blogger Genji said...

Sono assolutamente d'accordo anche nel parlare dell'Afghanistan, e avevo intenzione di cominciare proprio dal prossimo post la questione.

8:31 PM  

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