sabato, luglio 22, 2006

E se la guerra fosse iniziata per errore?

Mantenendo sempre una precisa linea di dubbio, marcopolo oggi racconta un'altra possibile versione sulla genesi del nuovo conflitto israelo-libanese. Anche in questo caso, sottolinea che tutte le considerazioni e notizie che riporta, sono da prendere con le molle. L'inquinamento dell'informazione è una precisa strategia militare che tutte le parti in causa praticano quando c'è un conflitto in atto. In questa jungla, marcopolo preferisce districarsi fornendo una pluralità di posizioni, dalla cui sintesi alla fine potrebbe anche emergere qualche elemento di verità. Da questo post, inoltre, marcopolo intende fornire anche una documentazine fotografica delle sofferenze che la popolazione civile sta soffrendo in Libano e anche in Israele. Questo perche' le considerazioni politiche che intende fare nei testi non devono mai far dimenticare che, dietro, ci sono enormi sofferenze di chi non ha colpa alcuna. Alcune delle immagini (quelle di oggi sono libanesi) sono raccapriccianti. Marcopolo si scusa se la sensibilità di qualcuno dei pochi navigatori che leggono queste righe dovesse esserne urtata, ma la guerra è raccapricciante.

Questa settimana l'Economist ha definito "accidentale" il conflitto scoppiato da una decina di giorni fa. Questa versione dei fatti contrasta con le dichiarazioni israeliane, che vorrebbero lo scontro fomentato dall'Iran per cercare di distogliere l'attenzione internazionale dalla questione del programma nucleare di Teheran proprio alla vigilia del G8 di San Pietroburgo. Versione che abbiamo peraltro già riportato nel precedente post.

L'Economist sostiene che lo sconfinamento delle milizie sciite Hezbollah il 12 luglio scorso, con il raid che ha ucciso alcuni militari dello Stato ebraico e ha portato alla cattura di due soldati, è stato un errore di calcolo del leader hezbollah Hassan Nasrallah. Non era la prima volta che il capo del Partito di Dio ordinava raid simili, avvenuti anche quando in Israele governavano Ehud Barak e Ariel Sharon. In quei casi la risposta degli israeliani era stata sostanzialmente moderata. Perche' questa volta Israele ha deciso di reagire dando inizio a una vera e propria guerra? Il motivo risiederebbe nella debolezza intrinseca del governo guidato da Ehud Olmert. Diversamente dai Barak e dagli Sharon, Olmert non è un eroe di guerra. Dopo il rapimento del soldato a Gaza in un'operazione simile pochi giorni prima, in seguito in entrambi i casi a ritiri militari israeliani, il governo non avrebbe potuto resistere agli attacchi della destra interna, aprendo una fase di pericolosissima instabilità.

E' una spiegazione lineare. Ora il punto è che i conflitti sono incendi che, una volta deflagrati, è difficilissimo estinguere. L'Iran, armando e rafforzando gli Hezbollah, ha messo una vera e propria spina nel fianco di Israele in questi anni. Nessuno degli stati arabi e islamici che circondano Israele ha la capacità di colpire in profondità lo Stato ebraico quanto questo gruppo non statale sciita. Questo vuol dire che Olmert si deve porre l'obiettivo di distruggere per sempre la capacità militare degli Hezbollah. E qui entra in gioco il grave problema della fluidità della sfida terroristica, che rende difficile la riuscita di una risposta militare classica come quella che sta mettendo in atto Israele. Su questo tema delle minacce non statuali alla sicurezza globale, marcopolo tornerà. Intanto, facciamo alcune considerazioni:

1) Per mettere fuori gioco gli Hezbollah, Israele deve riuscire a neutralizzare circa 12mila razzi hezbollah (è una stima al ribasso che circola su diversi media internazionali). Se non vuole farli esaurire per utilizzo (nel senso di farglieli usare, facendoli piovere sul proprio territorio...), deve distruggere i depositi. Ma dove sono questi depositi? E' facile immaginare che gli Hezbollah li tengano in zone fittamente abitate, forse i villaggi libanesi lungo il confine. Questo perche' le vittime civili delegittimano gli attacchi israeliani e proteggono le preziose armi come "scudi umani". In questo senso, la strage è assicurata.

2) Tel Aviv deve riuscire a decapitare gli Hezbollah, uccidendone la dirigenza. Ci sta provando ma, come dimostrano le immagini televisive viste in questi giorni, i bunker dove si nascondono Nasrallah e i suoi assistenti, sono nei quartieri meridionali di Beirut. Cioè in piena città, per gli stessi motivi di cui sopra...e con le stesse conseguenze.

3) Ammesso che questi due obiettivi strategici vengano centrati, poi Israele deve impedire che gli Hezbollah si riorganizzino e si riarmino. Questo vuol dire tagliare i collegamenti con Teheran. Per farlo, dovrà sterilizzare i collegamenti del Libano col resto del mondo: è ipotizzabile?

Insomma, quale che sia la posizione di ognuno, per qualunque delle parti in causa si "tifi", bisogna mettersi in testa che questa guerra va fermata a tutti i costi: non è ipotizzabile che nel medio e lungo periodo ci siano vincitori. Anche perche' ci sono già segnali pericolosissimi di allargamento del conflitto. Secondo il sito Debkafile, legato ai servizi israeliani, il comando militare delle operazioni hezbollah in Libano è stato assunto dal comandante delle Guardie della rivoluzione (Pasdaran) iraniane brigadier generale Yahya Rahim Safavi e il presidente siriano Bashar Assad ha già messo in allerta le sue forze armate dal 20 luglio, perche' teme operazioni militari israeliane contro sue postazioni, per riuscire a bloccare il flusso di armi iraniane agli Hezbollah. Mai come questa volta, fermare la guerra deve essere non solo un'affermazione di principio, ma un preciso obiettivo strategico.

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