lunedì, maggio 22, 2006

La nuova Comiso sarà in Europa dell'Est


Rischiamo di tornare ai vecchi temi di Comiso e degli Euromissili? Parrebbe proprio di sì, vista l'ultima mossa che l'Amministrazione Bush si appresta a fare: installare in Europa intercettori anti-missile per integrare lo scudo di difesa missilistica in chiave anti-iraniana.

La notizia è stata diffusa oggi dal New York Times. Washington ha proposto a due paesi dell'Europa centrorientale, la Polonia e la Repubblica ceca, di dislocare 10 intercettori antimissile in una base entro il 2011. Gli americani pensano di porre gli intercettori in una posizione il più vicina possibile alla traiettoria che percorrerebbero eventuali missili di lunga gittata iraniani, se lanciati contro l'Europa e, lungo la rotta polare, contro gli Stati Uniti.

La decisione sul sito europeo dovrebbe essere presa entro l'estate. Nell'ambito di questo progetto c'è anche il rafforzamento del complesso radar nella base britannica di Fylindales e nella base Usa Thule in Groenlandia.

Cosa sono gli intercettori antimissile? Si tratta di razzi su cui sono montati veicoli esplosivi da 57,8 kg progettati per cacciare e colpire, esplodendo, missili nemici. Il sistema, ancora in fase di test, è già presente a Fort Greely, in Alaska, con nove intercettori, e alla Vandenberg Air Force Base in California. Ma entrambi questi siti sono studiati per eventuali attacchi dalla Corea del Nord, non dall'Iran.

L'idea degli americani pone problemi non da poco. Vediamone alcuni:


  1. Problema economico. Il progetto nasce dalla vecchia idea reaganiana dello "Scudo Stellare" che tanti soldi ha succhiato al bilancio pubblico americano a favore della grande industria bellica. Il Pentagono, per il nuovo sito europeo, ha già chiesto 56 milioni di dollari al Congresso. Il Comitato ha detto per il momento no a questo finanziamento che sarebbe solo la prima tranche di una spesa dio 1,6 miliardi di dollari. Bisogna tener presente che per lo scudo missilistico nel 2007 il Pentagono chiede 9,3 miliardi di dollari. Che non sono affatto poco.
  2. La questione economica è collegata a quella dell'efficacia. Sono molti gli osservatori che criticano con forza il progetto alla luce dei magri risultati dei test condotti recentemente. "Sono quattro anni che non hanno successo nei test d'intercettazione", lamenta Philip Coyle, ex capo dell'Ufficio valutazione dei test del Pentagono. La Difesa Usa, dal canto suo, si difende con la voce del tenente generale Henry A. Obering III, capo dell'Agenzia missilistica: i fallimenti non sono stati tali da mettere in soffitta il progetto.
  3. Ma davvero serve una difesa missilistica dall'Iran? Partiamo da un assunto: Teheran al momento non è in possesso di missili intercontinentali. Ammesso che il programma nucleare bellico iraniano sia sul punto di produrre una bomba atomica (ma per lo più si pensa che è a quattro cinque anni) e ammesso che inizi a sviluppare un progetto per un lancio spaziale ora, ci vorrebbe oltre un decennio per avere il know-how per minacciare gli Usa. Dalla parte della Difesa Usa, tuttavia, si sottolinea che i missili Scud in possesso di Teheran, lanciati nella guerra contro l'Iraq, erano basati sulla tecnologia nordcoreana dei missili Nodong. Anche il missile Shahab-3 è basato sul progetto del nordcoreano Nodong e può colpire Israele e Turchia. Ora, dal momento che i nordcoreani hanno velocizzato la loro ricerca (missili Taepodong 1 e Taepodong 2), non è detto che dalla sinergia di questi due componenti del cosiddetto "Asse del Male" non esca qualcosa di più potente. Certo: oltre alla tecnologia per fare i missili, poi serve quella per miniaturizzare le bombe atomiche che poi devono andare su testate nucleari. E questa tecnologia, a quanto se ne sa, Pyongyang non ce l'ha.
  4. L'ultima variabile si chiama Russia. Da tempo Mosca accusa gli Stati Uniti di star cercando di rendere suoi avamposti avanzati gli ex paesi del Blocco di Varsavia. La cooperazione militare tra Usa e paesi dell'Europa orientale è sempre più stretta. La forte partecipazione della Polonia alla coalizione in Iraq, l'utilizzo di Ungheria, Polonia e Repubblica ceca nella preparazione alla guerra in Iraq come paesi addestratori degli oppositori di Saddam, l'utilizzo di basi in Polonia e Romania come prigioni per i sospetti jihadisti (ma questo il Nyt non lo scrive), ne sono una prova ulteriore. E' chiaro che tutto ciò a Mosca non piace, per quanto gli americani cerchino di rassicurarli. Il ministro della Difesa russa Sergei Ivanov è stato chiaro: la dislocazione del sistema antimissile in Polonia avrebbe "un impatto negativo su tutto il sistema di sicurezza euro-atlantico". E il capo di Stato maggiore russo generale Yuri Baluyevsky non è stato più leggero, rispondendo a una domanda a dicembre del quotidiano Gazeta Wyborcza, ha detto: "Andate avanti e costruite questo scudo. Dovete pensarci voi. Io non prevedo un conflitto nucleare tra la Russia e l'Occidente. Non abbiamo un progetto del genere. Tuttavia, è comprensibile che i paesi che entrano a far parte di questo scudo aumentano il loro rischio".

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

ciao genji,
hai + saputo qualcosa della guerra imminente contro l'Iran?
lo chiedo perchè dopo il mio ritorno in Italia, una settimana fà, non se ne sa + nulla.
eppure i diversi ultimatum sono scaduti da tempo. era tutto una farsa?
oppure è calato il silenzio prima della tempesta???
secondo te cosa è successo??

5:35 PM  
Blogger Genji said...

Hai ragione è una storia che va ripresa. Scrivo un post.

4:25 PM  

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