venerdì, giugno 16, 2006

Arresto Vittorio Emanuele, la vendetta del "brigante"


Ebbene sì, il pregiudicato Vittorio Emanuele di Savoia, sdoganato nel 2002 dai nostri politici e fatto rientrare con tricchetracche in Italia con famigli annessi, è stato arrestato. E' finito in una retata di 17 persone, tra personaggi dello spettacolo e politici. Nei suoi confronti è stato spiccato un mandato d'arresto con le seguenti accuse: associazione per delinquere per il turbamento degli appalti, sfruttamento della prostituzione, millantato credito. Insomma, non proprio pinzellacchere, anche se Victor è abituato, avendo conosciute le galere della Douce France con l'accusa di omicidio (da cui fu poi prosciolto con una sentenza molto contestata).

Il tempo e la magistratura decideranno sulle responsabilità del damerino. A marcopolo interessa un aspetto curioso della vicenda. Victor è stato arrestato vicino a Lecco, ma lo stanno portando a Potenza. Perche'? Perche' il mandato d'arresto è stato spiccato là, proprio in Lucania, la terra dei "briganti".

Ovviamente, i briganti di per se' non c'entrano niente. Ma è una bizzarra ironia della storia che da una terra che ha visto la repressione dei piemontesi, voluta dai sanguinari e ignorantissimi antenati di Victor, parta un mandato per arrestarlo...peccato che a spiccarlo sia un giudice - Henry John Woodcock - che porta il nome di quegli inglesi per conto dei quali l'invasione del Regno di Napoli fu fatta.


Link per saperne di più:

Ritratto di Vittorio Emanuele (Gazzetta del Mezzogiorno)
La reazione (un po' minacciosa) di Emanuele Filiberto (Gazzetta del Mezzogiorno)
Arresti domiciliari per il portavoce di Fini (Corriere della Sera)
Bruno Vespa e "Sua Altezza Reale" (Libero blog)


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+++MARCOPOLO FLASH: ARRESTATO VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA

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martedì, giugno 13, 2006

L'uomo del tonno ha detto ciao!


Una triste notizia: l'imprenditore Filippo Callipo se ne va dalla Calabria. Ecchissenefrega, direte voi. Anzi, sono sicuro che non lo direte, soprattutto se siete del sud. Ma vediamo cosa ha detto Callipo.

"In Calabria non è mai cambiato nulla, non cambia mai niente. Venderò tutto quello che ho e me ne andrò via dalla Calabria", ha detto l'imprenditore in un'intervista ad Attilio Bolzoni, un grande giornalista della Repubblica.

Callipo è presidente della Confindustria calabrese. Ha spiegato di non credere che ci siano le condizioni per dare filo da torcere al racket. "Non ci credo più, mi sono scocciato di parlare sempre solo e soltanto io".

"Ai giovani imprenditori dico in forma un po' provocatoria: fate la valigia e andatevene dalla Calabria. Perché a 30 anni si può fare, a 60 purtroppo non si può più. C'è una volontà, non so da parte di chi, per far sì che la Calabria resti come ora Dopo 5 anni lascio scoraggiato, nauseato e avvilito e senza più voglia di combattere. Non mi sento di illudere nessuno E' inutile che diciamo ai giovani che c'è lavoro: in Calabria le aziende chiudono, mentre le imprese che aprono sono pochissime. Spesso sono gli amici e i parenti stessi che ti girano le spalle perché hanno paura", ha detto in un'altra intervista a Radio 24.

Sembra una notizia secondaria, che magari non c'entra niente con questo blog che parla di politica internazionale, di Iraq, Afghanistan, Cina ecc. ecc. E invece no, c'entra eccome.

Link per saperne di più:

Affari Italiani
Il Tempo
Cos'è la 'Ndrangheta (Wikipedia)
Dossier 'Ndrangheta (Narcomafie)
Bibliografia sulla 'Ndrangheta
La 'Ndrangheta secondo il Guardian

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venerdì, giugno 09, 2006

Benvenuti ai Mondiali più zozzi della storia!


E va bene. Ora comincia il calcio giocato e ci scordiamo la zuzzimma (ndr: termine napoletano per dire lo sporco) del nostro campionato. Eh, no. Anche perche' questi mondiali che (non so se ve ne siete accorti) cominciano oggi in Germania sono i cchiu' zuzzus' da quando hanno inventato la palla rotonda. Se si esclude, ovviamente l'edizione dei Mondiali d'Argentina del 1978, organizzata da un regime sanguinario di assassini. A proposito, perche' per quel mondiale la Fifa non ha mai espresso una parola di pentimento, di rammarico?

Ma torniamo all'oggi. Quel che sta succedendo in Italia lo sappiamo: il sistema Moggi, gli arbitri compiacenti verso la Juve, verso il Milan ecc., la Gea, le banche, le scommesse. E' sulle prime pagine dei giornali tutti i giorni!

Se però pensate che all'estero stiano troppo meglio di noi, beh marcopolo vi deve deludere. Prendiamo, per esempio i favoritissimi brasiliani. Non è che possano fare troppo i moralisti, come racconta oggi Le Monde: quest'anno si sono dovute rigiocare ben 11 partite perche' si è scoperto che gli arbitri erano comprati.

Ma andiamo ai piccoli belgi. Un "Moggi" belga è stato già preso con le mani nella marmellata. Le partite venivano truccate a vantaggio di una specie di "mafia" locale. Sono stati spiccati anche due mandati di cattura internazionali contro due (chiamiamoli così) uomini d'affari: un cinese e un italo-belga.

Se Sparta piange, Atene non ride. Anche se stavolta Atene è Amsterdam. Pure in Olanda infatti siamo in piena Calciopoli. Tre club tulipani sono sotto accusa per corruzione. Pure nell'Asia sudorientale non se la passano bene. Nel minuscolo (calcisticamente parlando, ovviamente) Vietnam sono stati arrestati quattro giocatori della nazionale per aver venduto partite.

E i padroni di casa tedeschi? Non si fanno mancare niente. A novembre un tribunale di Berlino ha condannato un ex arbitro a due anni e mezzo di carcere per aver venduto partite di seconda e terza diviasione. Non possono essere assenti all'appello gli altezzosi cugini francesi, parbleu. La squadra del Metz, per esempio, pare che di partite ne abbia vendute eccome. Il Paris Saint Germain è nella pupù fino al collo. Ma il peggio è per l'Olympique Marsiglia (quello della lampadina di Galliani, ricordate?). Beh, il club marsiglierse è al centro di un processo per bilanci truccati. Era "un sistema di truffe generalizzato", ammette il presidente Robert Louis-Dreyfus, che giura di esserne stato ignaro fino all'esplosione dello scandalo.

Insomma, il calcio ha oggi una credibilità pari a zero. Se poi ci mettiamo anche i casi di razzismo, dal braccio alzato del fascistello de noantri Di Canio agli insulti a Eto'o, viene proprio un rigurgito da dentro. La voglia di dire "ma vaffa...", spegnere la Tv e leggere un bel libro. Magari Osvaldo Soriano, uno che racconta il futbòl vero...Poi però la curiosità viene. Vabbe' anche marcopolo se lo vedrà sto Mondiale. Ma tiferà Ghana...

Link per saperne di più:

Un blog sui mondiali
Il sito dei Mondiali (in italiano)
SportIsland (in italiano)
Le partite sulla Rai
Calcio.Leonardo.it
Datasport
il Romanista

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giovedì, giugno 08, 2006

Ucciso al Zarqawi in raid aereo Usa

Abu Musab al Zarqawi, l'uomo considerato capo di al Qaida in Iraq e responsabile di decine di attentati e delle decapitazioni di ostaggi, è stato ucciso. Lo ha affermato oggi il primo ministro iracheno Nouri al Maliki in una conferenza stampa, tra gli applausi.

Il terrorista giordano sarebbe stato ucciso in un raid aereo statunitense nella provincia di Diyala, 50 km a nord est di Baghdad. L'uccisione sarebbe avvenuta ieri sera. Assieme al leader terrorista, a cui gli americani imputano migliaia di morti, sono deceduti sette collaboratori.

La notizia della morte del terrorista giordano è stata confermata anche da un sito internet considerato vicino ad al Qaida, dove è stato pubblicato un comunicato di cui, tuttavia, non è stata ancora valutata l'autenticità.

Secondo quanto riferito da al Maliki, il raid è stato lanciato dopo che le forze di sicurezza irachene avevano ottenuto da informatori locali la notizia della presenza del decapitatore giordano in una casa identificata. Tuttavia, il ministro degli Esteri iracheno Hoshyar Zebari ha dichiarato all' Associated Press che fatale per il terrorista sarebbe stato l'ultimo video , la cui location sarebbe stata individuata.

Il comando militare statunitense afferma che il riconoscimento del cadavere è stato effettuato attraverso il rilevamento delle impronte digitali e verifica della somiglianza del volto. Dopo il raid che ha ucciso Zarqawi, secondo le forze Usa, sono stati condotti nella zona altri 17 attacchi aerei.

La famiglia del tagliagole ha dichiarato di "aver previsto da tempo che sarebbe diventato un martire in cielo". Dal canto suo la Nato ha detto che "di certo non ci mancherà".

Sulla testa del terrorista giordano pendeva una taglia di 25 milioni di dollari (20 milioni di euro), pari solo a quella del leader di al Qaida Osama Bin Laden.

La giornata sembra buona per il nuovo governo iracheno di al Maliki. Il premier ha anche annunciato la nomina, attesa da tempo, dei nuovi ministri della difesa, della sicurezza e degli interni. La nomina era stata bloccata da tempo per il "no" dei sunniti.

L'entusiasmo, tuttavia, è stato smorzato negli ultimi minuti per l'esplosione di un'autbomba in un mercato di Baghdad. Il bilancio, del tutto parziale, è di 13 morti e 28 feriti.

Link per saperne di più:

Wikipedia
Reuters Italia
Apcom
L'ultimo video del terrorista (L'Espresso)
Profilo di al Zarqawi (La Repubblica)

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mercoledì, giugno 07, 2006

Voli Cia, anche l'Italia tra gli accusati


C'è anche l'Italia. Il nostro paese è finito nella lista dei quattordici stati europei che hanno contribuito ai rapimenti e alle torture perpetrate dalle forze di sicurezza statunitensi contro persone sospettate di essere collegate ad al Qaida. Lo afferma il rapporto del Consiglio d'Europa presentato oggi a Parigi dal suo estensore, lo svizzero Dick Marty. Si può trovare un resoconto della notizia sul sito del Washington Post.

A finire nella lista infame sono stati, tra gli altri paesi, Svezia, Italia, Gran Bretagna, Turchia, Germania, Bosnia e Macedonia. Oltre a questi ci sono due paesi, la Polonia e la Romania, sui quali pendono accuse ancora più gravi: hanno ospitato prigioni segrete della Cia.

"E' ora chiaro che le autorità di diversi paesi europei hanno partecipato con la Cia a queste attività illegali. Alcuni altri paesi, pur sapendo, facevano finta di nulla. E altri ancora non volevano sapere", ha spiegato Marty.

L'investigatore svizzero è stato drastico. Per quanto Romania e Polonia continuino a negare, Marty sostiene di avere prove inoppugnabili (piani di volo, foto da satellite acquisite da agenzie europee ecc.) che dimostrano la fitta rete di voli della Cia, in cui venivano trasportati e spesso torturati prigionieri. Le due prigioni segrete erano a Szymany in Polonia e a Timisoara in Romania.

Il rapporto Marty verrà sottoposto il 27 giugno a Strasburgo al Consiglio d'Europa che, pur non avendo grandi poteri per emettere sanzioni, può dare una pesante condanna morale ai paesi coinvolti. E tra questi c'è il nostro. Marcopolo ringrazia anche di questo il governo Berlusconi.



Alcune link per saperne di più:

Rapporto Marty
Torture Abu Ghraib (Wikipedia)
Ansa
Ansa 2
Osservatorio sulla legalità
La Stampa
Amnesty International Italia
Amnesty 2
Corriere della Sera

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martedì, giugno 06, 2006

Diritti umani: gli Usa scelgono una bella compagnia


Ma sì, questa volta a George W., marcopolo glielo deve proprio dire: BRAVO!!! Come capo militare è una pippa, lo dimostra l'andamento della guerra in Iraq e di quella in Afghanistan. Come amministratore della cosa pubblica americana una schiappa. Ma almeno non è ipocrita.

Le torture nel carcere iracheno di Abu Ghraib, il carcere di Guantanamo, le "extraordinary reddition" con gente rapita, torturata e poi lasciata nelle mani di regimi noti per il loro rapporto un po' conflittuale col concetto di diritti umani, dimostrano che gli Stati Uniti considerano ormai superate le Convenzioni di Ginevra. Anzi, cerchiamo di essere più chiari, le considerano carta straccia. Il texano, a questo punto, pare abbia deciso di porre la parola fine a questa pinzellacchera dei diritti umani e starebbe valutando l'idea di ritirare gli Usa dalle Convenzioni.

I fatti sono stati riportati ieri dal Los Angeles Times. Il Pentagono (contro l'opinione del Dipartimento di Stato) avrebbe intenzione, secondo il LA Times, di togliere dai manuali militari sulla detenzione dei prigionieri le regole che impediscono "il trattamento degradante e umiliante" all'Articolo 3. Si tratta di una formula esplicitamente sancita dalle Convenzioni di Ginevra.

Oggi contro l'ipotesi s'è scagliato anche il New York Times. Secondo il quotidiano, il punto non è che togliendo quel riferimento si autorizza la tortura, visto che il Congresso Usa ha bandito sua sponte la tortura lo scorso anno. Il problema è che "rimuovere le Convenzioni di Ginevra tra le regole dell'Esercito dà al mondo un maggior motivo di dubitare".

Solo un problema d'immagine? Ovviamente no, e anche il Nyt lo dice chiaramente. Le torture documentate ad Abu Ghraib, di fatto, vengono punite anche dagli americani. Ma c'è una fascia grigia che rende, per gli americani, opportuna la cancellazione delle convenzioni. Si tratta degli interrogatori nello stile di quelli di Guantanamo. Dall'intelligence americana sono considerati indispensabili. Ma, di certo, come scrive il Nyt, non si può dire che siano in linea con l'Articolo 3.

In un momento in cui i soldati a stelle e strisce sono sotto accusa per il massacro di Haditha, in Iraq, e per altri episodi (perche' non ricordare anche l'uccisione di Nicola Calipari?), una ricollocazione americana rispetto alla questione dei diritti umani appare opportuna. Bush lo sa e lo sta facendo. Mettendo gli Usa accanto a paesi come la Cina, la Libia, l'Iran e la Corea del Nord. Marcopolo spera che la compagnia risulti gradita.

Alcune link per saperne di più:

Convenzioni di Ginevra (Wikipedia)
Convenzioni di Ginevra (Testi)
Rapporto 2006 Amnesty International (Stati Uniti)
Internazionale
Cafe' Babel

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giovedì, giugno 01, 2006

Afghanistan, un generale accusa: americani hanno sparato sulla folla

Vabbe', abbiamo da condurre povere popolazioni oprresse sulla via luminosa della Democrazia. Vabbe', siamo lì per aiutarli, per liberarli dal giogo di regimi tirannici. Vabbe', il nostro impegno è di portarli sulla via della Libertà. E però sarebbe bene portarceli da vivi...

Abbiamo parlato del massacro di Haditha (Iraq), per il quale sono accusati soldati statunitensi. Oggi parliamo di un altro episodio che sta facendo discutere l'opinione pubblica mondiale. Il 29 maggio, lunedì, soldati a stelle e strisce hanno aperto il fuoco contro la folla, durante una manifestazione a Kabul, uccidendo quattro persone. Oggi il New York Times riporta le dichiarazioni di un alto ufficiale della polizia stradale afgana, il generale Amanullah Gozar, che puntano il dito contro i soldati americani.

Tutto nasce da un incidente stradale. Un camion dell'Esercito Usa si va a schiantare contro una station wagon in una strada nella parte settentrionale della capitale afgana. Quando il generale arriva sul luogo, vede i soldati impegnati nel soccorrere alcuni civili coinvolti nell'incidente, che ha provocato tre morti. Intanto, attorno, si comincia a creare una piccola folla di civili inferociti, alcuni cominciano a tirare pietre. "I primi veicoli americani che sono arrivati, sparavano in aria. L'ultimo, però, ha sparato contro la folla", dice Gozar. A quel punto i soldati sono scappati, lasciando sul terreno altri quattro civili morti.

Il generale ha fatto rapporto al presidente Hamid Karzai, puntando il dito contro l'arroganza, afferma lui, degli americani, che guidano non rispettando i requisiti minimi di sicurezza, non permettono alle altre auto di superarli. Tutto questo sta esasperando gli afgani, a detta del generale. Inoltre, accusa ancora Gozar, i soldati hanno impedito alla gente di andare a soccorrere i feriti nell'incidente in questione.

Gli americani affermano che a sparare non sono stati loro per primi, ma che hanno risposto al fuoco. Di certo Gozar è un testimone credibile. Era lì perche' ha la casa che dà proprio su quella strada. E' un potwente comandante dell'Alleanza del Nord, non ha accettato le lusinghe delle fazioni anti-americane in passato ed è rimasto un fedelissimo del presidente Hamid Karzai, alleato degli occidentali. Anzi, ha più volte criticato la mollezza della polizia afgana nel reprimere le manifestazioni violente.

L'episodio è l'ennesima riprova di una situazione d'instabilità estrema in un paese che dalla guerra non è ancora uscito. Basta un incidente stradale per far salire la tensione e creare una carneficina. Da lunedì, tra l'altro, si asono susseguite una serie di manifestazioni anti-americane, in cui ci sono stati 12 morti e 380 feriti...tutto questo mentre i talebani continuano la loro campagna di primavera e nel sud del paese si susseguono attacchi.

Alcune link per saperne di più:

Agence France Presse
Associated Press
Npr
Sidney Morning Herald
Associated Press 2

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